The Velvet Underground

The Velvet Underground

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
The Velvet Underground
Paese d'origine  Stati Uniti d'America
Genere Experimental rock[1]
Rock psichedelico[2][3]
Proto-punk[1]
Alternative rock[1]
Periodo di attività
1965-1973
1990-1994
Album pubblicati 11
Studio 8
Live 3
Si invita a seguire lo schema del Progetto Musica

I Velvet Underground sono stati una band rock statunitense formatasi nel 1964 e attiva fino al 1973. Nel 1993 si riunirono nuovamente per un tour mondiale, per poi sciogliersi definitivamente a causa dei dissidi interni e della morte del chitarrista Sterling Morrison.

Considerati uno dei gruppi rock più influenti di tutti i tempi e precursori di diversi generi che avrebbero poi preso piede nei decenni successivi (come il rock alternativo, la new wave, il punk rock, il noise o il post rock[2]), i Velvet si formarono a New York (città da cui hanno tratto profonda ispirazione) grazie all'incontro tra l'allora studente universitario Lou Reed e John Cale, giovane musicista d'avanguardia ed allievo di La Monte Young. Al gruppo si unirono poi anche Sterling Morrison alla chitarra e Angus MacLise alla batteria, sostituito poco dopo da Maureen Moe Tucker.

Il loro esordio, The Velvet Underground & Nico, prodotto da Andy Warhol e uscito nel 1967, pur non riscuotendo successo è stato giudicato come uno dei più importanti dischi rock di sempre, «una pietra miliare per le band del punk, della new wave e perfino del post-rock»[3] nonché un decisivo passo avanti per quanto riguarda la rottura dei limiti dei temi affrontabili nel testo di una canzone (vita metropolitana, droga, deviazione sessuale).[4] L'anno dopo segue White Light/White Heat, lavoro ancora più ostico e sperimentale ma pur sempre seminale. Dopo l'abbandono di John Cale, i Velvet pubblicarono The Velvet Underground nel 1969 e Loaded nel 1970, che riflettono entrambi il loro lato più intimista, classico e folk. Nel 1970 anche Reed lasciò il gruppo per dedicarsi alla carriera solista. Dopo l'abbandono di Reed i reduci pubblicheranno un album (Squeeze) utilizzando il nome Velvet Underground.

Nel 2004 la rivista musicale Rolling Stone li ha inseriti al numero 19 nella sua lista dei 100 migliori artisti di tutti i tempi.[5]

Storia

1964: Gli inizi

Nel 1964, Lou Reed (all'anagrafe Lewis Allan Reed), allora studente di letteratura inglese alla Syracuse University ma con il pallino della musica lavorava come autore musicale componendo canzonette pop che sfruttavano le mode del momento, per la Pickwick Records.

Allo stesso tempo, però, assieme al compagno di studi Sterling Morrison, Reed si esibiva nei piccoli locali newyorkesi dando vita a diverse band estemporanee e proponendo alcune sue composizioni originali costituite da armonie molto semplici, pochi accordi e testi inconsueti rispetto alla musica rock di quel periodo[6] Sempre nel 1964, Reed incontra John Cale, uno studente di composizione gallese, da poco trasferitosi negli Stati Uniti per studiare musica classica con Leonard Bernstein e dedicarsi all'arte sperimentale. Precedentemente Cale aveva lavorato con compositori di musica d'avanguardia come John Cage e La Monte Young nel suo gruppo d'avanguardia Dream Syndicate ma era anche molto interessato alla musica rock e fu piacevolmente sorpreso nello scoprire che anche Reed aveva la sua stessa propensione allo sperimentare con la musica.

Il duo iniziò a registrare e ad esibirsi insieme dando vita ad una band estemporanea, chiamata The Primitives (assieme a Tony Conrad e Walter De Maria) e creata appositamente per promuovere una nuova composizione di Reed per la Pickwick, il singolo The Ostrich.[7] Dopo le prime diffidenze, Reed e Cale, strinsero amicizia e misero a punto una significativa intesa musicale assemblando una serie di composizioni che andranno a costituire il futuro repertorio dei Velvet. Nel progetto Reed coinvolse anche il suo vecchio compagno di college e chitarrista Sterling Morrison ed il percussionista Angus MacLise (già nel giro del musicista LaMonte Young) alla batteria. Il quartetto assunse il nome di Falling Spikes utilizzando anche, di tanto in tanto, la denominazione The Warlocks.[8]

La definitiva scelta del nome, The Velvet Underground, venne ispirata dal titolo dell'omonimo libro scritto dal giornalista Michael Leigh e pubblicato nel settembre del 1963.[9] Il romanzo, che descrive il sottobosco sessuale underground americano dei primi anni sessanta, fu prestato dall'ex Dream Syndicate Tony Conrad, al suo amico intimo John Cale. Reed e Morrison raccontarono in seguito che alla band piaceva questo nome perché sembrava evocare il cinema underground ed anche perché, si adattava perfettamente alla poetica delle loro prime composizioni, come ad esempio Venus in Furs, canzone ispirata all'omonimo romanzo scritto da Leopold von Sacher-Masoch ed intriso di riferimenti al masochismo e alle perversioni sessuali più varie.

1965: I primi live

Nel mese di luglio del 1965 la band entra in sala (al Ludlow Street) per registrare i primi brani: The Black Angel's Death Song, Venus in Furs, Heroin e Wrap Your Troubles in Dreams. Durante un suo breve viaggio in Gran Bretagna, Cale diede una copia del nastro alla sua amica Marianne Faithfull, nella speranza che lei lo passasse a Mick Jagger: ciò non avvenne e, alla fine, quelle registrazioni videro la luce solo nel 1995, inserite nel box set antologico del gruppo, dal titolo Peel Slowly and See[10]

Contemporaneamente iniziarono ad esibirsi nei vari locali di New York: contattati dal manager e giornalista musicale Al Aronowitz, l'11 dicembre 1965, i Velvet ottennero il loro primo ingaggio per un concerto alla Summit High School, nel New Jersey. Deciso a non accettare denaro per suonare, il batterista MacLise abbandonò la band, protestando contro quella che, a suo dire, considerava una svendita commerciale del gruppo.[6] Su suggerimento di Morrison, fu così rimpiazzato da Maureen Moe Tucker, sorella minore di un amico del chitarrista. Minuta e delicata in apparenza, Maureen, si amalgama alla perfezione con il resto della band: utilizzando prevalentemente le percussioni e la cassa e tralasciando del tutto rullate e piatti, il suo drumming tribale aggiunge un tocco di ulteriore angoscia al sound dei Velvet. Come ebbe a dichiarare una volta lo stesso Lou Reed: Esistevano solo due tipi di batteristi: Moe Tucker e tutti gli altri.[11]

Il 15 dicembre del 1965 il gruppo si esibisce, per la prima volta come headliner, al Café Bizarre, un locale del Greenwich Village di New York. Tra il pubblico sono presenti anche alcuni frequentatori della Factory di Andy Warhol: i registi Barbara Rubin e Paul Morrissey ed il ballerino Gerard Malanga. Dopo averli ascoltati dal vivo sono proprio loro che suggeriscono a Warhol di assumerli come possibile resident band della sua Factory.

1966: L'incontro con Andy Warhol

L'incontro con l'artista, genio della Pop art, cambiò repentinamente le sorti della band che si trovò di colpo a passare dai bassifondi newyorkesi agli ambienti creativi della sua Factory. La reputazione artistica di Warhol aiutò molto la band a farsi un nome nel circuito underground newyorkese.

Warhol divenne quindi il manager del gruppo e, come prima cosa, suggerì loro di assumere come cantante l'attrice e modella tedesca Nico (Christa Paffgen), sua pupilla, giunta in America come compagna del chitarrista dei Rolling Stones, Brian Jones. Sempre nel 1966, Reed si ammalò di epatite e, nell'impossibilità di esibirsi dal vivo, MacLise si riunì temporaneamente alla band per qualche concerto, con Cale all'organo e alla voce e la Tucker al basso.

Tornati alla formazione classica, i Velvet con Nico, debuttarono nel febbraio del 1966, esibendosi al Cinematheque per poi partire, qualche giorno dopo, con tutti gli altri artisti dello show multimediale di Warhol, per una lunga tournée che giunse fino alla costa ovest degli Stati Uniti.

Lo spettacolo, intitolato prima Andy Warhol Up-Tight e poi Exploding Plastic Inevitable, univa musica, danza e proiezioni dei cortometraggi dello stesso Warhol sonorizzati con l'accompagnamento musicale dei Velvet. Abbigliati con fruste e stivali di pelle, torce elettriche, siringhe, bilanceri e croci di legno gli attori e i ballerini sfilavano sul palco mentre filtri di gelatina di differenti colori sopra le lenti trasformano le immagini di vecchi film e bianco e nero in colore. Il gruppo proponeva un rock molto atipico per il periodo, che alternava e fondeva melodie semplici, ritmi ossessivi ed un largo uso del feedback e della dissonanza con il cantato-parlato di Lou Reed, che declamava testi in assoluta contrapposizione con la cultura hippy del tempo, che toccavano spesso temi come morte, solitudine, alienazione urbana, droga ed il sesso. [12] Il gruppo si esibì in diversi show a New York, per poi spostarsi attraverso gli Stati Uniti e il Canada, fino all'ultima rappresentazione avvenuta nel maggio del 1967.[13] Lo show includeva anche proiezioni dei film e dei dipinti di Warhol.

Il passaggio dal palco agli studi di registrazione fu automatico: Warhol procurò alla band un contratto discografico con la Verve Records, sussidiaria della MGM, per la realizzazione del loro disco d'esordio, dando carta bianca al gruppo nella ricerca del proprio sound e delle loro sperimentazioni sonore.

1967: The Velvet Underground & Nico

Per approfondire, vedi la voce The Velvet Underground & Nico.

The Velvet Underground & Nico, album di debutto della band, venne registrato negli Scepter Studios di New York durante l'aprile del 1966 e pubblicato dalla Verve Records nel marzo del 1967. Della produzione musicale del disco si occupò in larga misura il professionista di studio Tom Wilson, infatti Warhol era solo il produttore "nominale" delle sessioni e si limitò a finanziarle e a presenziare ad esse incitando la band a ricostruire il sound live che lo aveva tanto colpito.[14]

Dietro insistenza di Warhol, Nico cantò tre canzoni sul disco d'esordio della band, The Velvet Underground & Nico: Femme Fatale, I'll Be Your Mirror e la preferita di Warhol All Tomorrow's Parties.

La copertina del disco è celebre per il disegno opera di Warhol: una banana gialla con la scritta Peel slowly and see ("sbuccia lentamente e guarda") stampata vicino. Chi rimuoveva la buccia di banana adesiva, vi trovava sotto un'allusiva banana di colore rosa.

Sul disco, undici canzoni dimostrano tutta la versatilità del sound del gruppo, passando dalla violenza di I'm Waiting for the Man e Run Run Run, alle ipnotiche e perverse Venus in Furs e Heroin, cruda rappresentazione delle sensazioni di un tossicodipendente, per poi immergersi nella dolcezza sinistra di Sunday Morning, nella quiete di Femme Fatale e di I'll Be Your Mirror, per poi giungere alla solenne All Tomorrow's Parties[15] e alle sperimentazioni sonore di The Black Angel's Death Song e European Son dedicata al poeta Delmore Schwartz.

L'album venne pubblicato il 12 marzo 1967, e raggiunse la posizione numero 171 della classifica di Billboard. Il promettente debutto commerciale della band fu guastato da complicazioni legali: Il retro del disco mostrava una fotografia del gruppo mentre suonava in un concerto con una immagine proiettata alle loro spalle; l'immagine in questione era tratta da un fotogramma di un film di Warhol, Chelsea Girls. L'attore del film, Eric Emerson, che era stato arrestato per possesso di droga e aveva un disperato bisogno di soldi, affermò che la sua immagine era stata utilizzata sul disco senza il suo permesso (l'immagine del suo viso campeggiava sopra il gruppo che suonava). La MGM Records ritirò dal mercato tutte le copie dell'album fino a quando la disputa legale venne risolta con l'eliminazione dell'immagine incriminata. Tutto questo però, bastò a rovinare l'ascesa commerciale del disco.

1968: White Light/White Heat

Per approfondire, vedi la voce White Light/White Heat.

Nico se ne andò dalla band, a causa di continui litigi con Reed che l'accusava di portare avanti una relazione sentimentale sia con lui che con Cale, appena prima dell'inizio delle sedute di registrazione per il loro secondo album, White Light/White Heat. La presenza di Nico all'interno della band era sempre stata problematica: forzata dallo stesso Warhol, inizialmente non era stata accettata dagli altri componenti; solo John Cale maturerà con la "chanteuse" un forte legame duraturo nel tempo (egli sarà infatti il produttore dei suoi più importanti lavori da solista). Questa volta a produrre del tutto il secondo album del gruppo fu Tom Wilson, in qualità di unico produttore al posto di Warhol, che aveva lasciato la carica di produttore e di manager oberato da altri impegni e infastidito da dei dissidi finanziari avuti con Reed. Warhol si occupò comunque della grafica di copertina, completamente nera e con un teschio sovraimpresso in trasparenza in un angolo che rappresentava un tatuaggio dell'attore Joe Spencer protagonista del film Bike Boy del 1967 diretto da Warhol. Come manager del gruppo, al posto di Warhol, subentrò Steve Sesnick, entusiasta sostenitore della band, che sosteneva avrebbe fatto diventare più grande dei Beatles.[16] L'unico contrario alla scelta di Sesnick come manager, era John Cale, che non si fidava della troppa spavalderia e disinvoltura dell'uomo. Inoltre, Cale lo ritenne la causa scatenante della successiva rottura tra lui e Reed, perché non faceva altro che ripetere che la vera e unica star della band era Lou Reed stesso.[16]

Intanto i Velvet Underground si esibivano dal vivo sempre più spesso, e le loro performance diventavano sempre più cattive e rumorose, con sempre maggiori sperimentazioni sonore.

La tecnica di registrazione utilizzata per il disco fu grezza e ultra satura di suoni potenti. Cale ha affermato che mentre il loro album di debutto contiene momenti di fragilità e bellezza, White Light/White Heat era "consapevolmente un disco duro, anti-bellezza". La title track inizia con Lou Reed che si cimenta al pianoforte pestando furiosamente sui tasti alla maniera di Jerry Lee Lewis e parla delle sensazioni di luce e calore date dall'anfetamina. La stramba e inquietante Lady Godivas Operation rimane la canzone dell'album preferita da Reed e contiene alcuni dei suoni più bizzarri mai uditi in una canzone pop o rock che dir si voglia. Nonostante la predominanza di sonorità dure e rumorose come nella lunghissima e delirante Sister Ray e in I Heard Her Call My Name, l'album contiene anche l'ironicamente macabra The Gift, un racconto scritto da Reed e recitato da Cale nel suo inconfondibile accento gallese con un sottofondo di musica dissonante. La meditativa Here She Comes Now verrà in seguito ripresa da numerose band, tra le quali i Galaxie 500, i R.E.M., i Cabaret Voltaire, i Voodoo Loons, e i Nirvana.

L'album venne pubblicato il 30 gennaio 1968, ed entrò al numero 199 della classifica di Billboard restandoci per sole due settimane.

L'insuccesso commerciale fece crescere le tensioni all'interno del gruppo: la band era stanca di ricevere poca considerazione per il proprio lavoro, inoltre Reed e Cale volevano portare i Velvet Underground in due diverse direzioni opposte. Le differenze vennero a galla durante l'ultima seduta di registrazione del gruppo a cui presenziò anche Cale nel febbraio del 1968: due canzoni maggiormente pop scritte da Lou Reed (Temptation Inside Your Heart e Stephanie Says) si scontrarono con una composizione dominata dalla stridente viola di Cale (Hey Mr. Rain). (Nessuna di queste canzoni verrà pubblicata, vedranno la luce solo postume negli album di rarità VU e Another View). Reed spingeva per dare ai Velvet una sferzata più commerciale, mentre Cale rimaneva risoluto e fermo nelle sue teorie artistiche sulla sperimentazione sonora dura e pura.

1969:The Velvet Underground

Per approfondire, vedi la voce The Velvet Underground (album).

Prima che iniziassero le sedute di registrazione per il terzo album del gruppo, John Cale se ne andò dalla band (licenziato da Lou Reed) e venne rimpiazzato, su pressione del nuovo manager Steve Sesnick, da Doug Yule dei Grass Menagerie, gruppo musicale di Boston che aveva spesso aperto diversi spettacoli dei Velvet. The Velvet Underground venne registrato a fine 1968 (e pubblicato nel marzo 1969). La fotografia di copertina, che ritraeva i membri della band stravaccati su un divano della factory immerso in una luce soffusa, venne scattata dal fotografo Billy Name (pseudonimo di Billy Linich). La grafica di copertina è opera di Dick Smith, all'epoca un artista dello staff della MGM/Verve. Pubblicato il 12 marzo 1969, l'album fallì l'entrata nella classifica Top 200 di Billboard.

Le atmosfere tetre e forti, sature di quel suono abrasivo e fragoroso dei primi due dischi, sono quasi del tutto assenti in questo terzo lavoro. The Velvet Underground risente molto della leadership incontrastata di Reed, il suono è più rilassato, "vellutato", e influenzato dalla musica folk, in qualche modo anticipa lo stile cantautoriale che sarà del primo Lou Reed solista. Altro fattore cruciale nel cambio del sound generale della band, fu il furto di tutta l'attrezzatura strumentale (amplificatori Vox e distorsori compresi), che venne rubata durante uno scalo in un aeroporto durante una tournée.

All'interno del disco non mancano brani significativi e di notevole pregio come Pale Blue Eyes, What Goes On, Jesus, The Murder Mystery (una delle canzoni più sperimentali della loro produzione), Candy Says, Some Kinda Love, Beginning to See the Light, I'm set free e Afterhours, cantata da Moe Tucker. L'album è anche un esempio della versatilità della band e soprattutto della capacità di Reed di scrivere grandi canzoni, costruite sapientemente sia dal punto di vista testuale che musicale, ed è proprio l'apparente scarnezza del lavoro strumentale rispetto al passato, a rivelare in pieno la padronanza della "forma canzone" da parte di Lou Reed. L'influenza avuta dal disco negli anni può essere riscontrata in varie produzioni successive di indie rock e musica lo-fi.

I Velvet Underground passarono la maggior parte del 1969 in tournée, sentendosi però non molto ben accolti al di fuori di New York, la loro città natale. L'album dal vivo 1969: Velvet Underground Live with Lou Reed venne registrato durante l'ottobre 1969 ma pubblicato solo nel 1974 dalla Mercury Records dietro insistenza del critico rock Paul Nelson.

Durante lo stesso anno, la band registrò parecchio materiale in studio, che però non venne mai ufficialmente pubblicato a causa di dispute legali con la casa discografica. Spezzoni di queste sessioni verranno pubblicate anni dopo nelle raccolte VU e Another View e nei box set antologici What Goes On e Peel Slowly and See. L'album mai pubblicato avrebbe dovuto avere un suono di transizione a metà tra le atmosfere soffuse del terzo album e le canzoni pop rock di Loaded, il loro quarto e ultimo disco.

Dopo la sua uscita dal gruppo, Lou Reed rielaborò e riutilizzò molte di queste canzoni per i suoi dischi da solista (Stephanie Says, Ocean, I Cant Stand It, Lisa Says, Shes My Best Friend).

1970: Loaded

Per approfondire, vedi la voce Loaded (The Velvet Underground).

Per il loro album successivo, la band cambiò etichetta discografica passando alla Atlantic Records dopo i contrasti avuti con la MGM/Verve. Si tratta sicuramente dell'album maggiormente commerciale del gruppo, contenendo le canzoni più accessibili e tradizionalmente pop rock che i Velvet Underground avessero mai suonato. Inoltre il disco contiene due dei classici più celebri di Lou Reed: Sweet Jane e Rock and Roll.

Sebbene la Tucker avesse temporaneamente abbandonato il gruppo a causa di una gravidanza, ricevette ugualmente crediti compositivi su Loaded. La batteria venne suonata da diverse persone, inclusi Yule, il tecnico Adrian Barber, il session man Tommy Castanaro, e il fratello di Doug Yule, Billy, che frequentava ancora le scuole superiori.

In questo periodo crebbero i malumori di Reed verso il nuovo produttore e il manager Steve Sesnick che vollero inspiegabilmente portare il gruppo sempre più verso l'influenza del nuovo bassista Doug Yule e verso sonorità più commerciali. Inoltre Reed si dimostrò particolarmente amareggiato dai cambiamenti che a sua insaputa erano stati apportati alle sue composizioni, come nel caso di Sweet Jane, alla quale era stata amputata un'intera strofa e la coda strumentale. Anche New Age e Rock and Roll vennero pesantemente ritoccate. D'altro canto, Yule precisò che Reed lasciò a metà le sedute di registrazione del disco, disinteressandosi delle fasi finali di missaggio, editing e masterizzazione dei brani.

Disilluso anche dalla mancanza di successo della band, dopo l'ultima esibizione al Max's di New York il 23 agosto 1970, Reed ormai sull'orlo di un esaurimento nervoso (all'epoca soffriva anche di insonnia) lasciò il gruppo prima del termine delle sedute in studio per dedicarsi alla carriera solista.

Con l'abbandono di Reed, la band sostanzialmente si dissolse. Il 21 agosto del 1971 anche Morrison lascia il gruppo per darsi agli studi universitari, sostituito da Willie Alexander Circa tre decenni dopo, Loaded sarebbe stato ripubblicato nella sua versione completa reintitolato per l'occasione Fully Loaded.

1972: Squeeze e i "falsi" Velvet

Per approfondire, vedi la voce Squeeze (The Velvet Underground).

Con l'abbandono di Lou Reed, la leadership del gruppo passò inaspettatamente nelle mani di Doug Yule che si fece carico di tutte le parti vocali e di chitarra, e la band iniziò una nuova serie di concerti in supporto a Loaded, suonando negli Stati Uniti e in Europa. Poco tempo dopo, anche Sterling Morrison lasciò il gruppo per intraprendere la carriera di professore di letteratura inglese alla University of Texas di Austin. Il suo posto venne preso dal cantante/tastierista Willie Alexander. La band suonò in Inghilterra, Galles, e in Olanda.

Nel 1972 la Atlantic pubblicò Live at Max's Kansas City, un album live contenente registrazioni semi-ufficiali dell'ultimo concerto dei Velvet Underground con Lou Reed, registrate da una loro fan, Brigid Polk, con un registratore portatile il 23 agosto 1970. Intanto, la band capeggiata da Yule, si stava sgretolando sempre più velocemente e presto gli altri membri del gruppo se ne andarono via, compresa Maureen Tucker, l'ultimo membro originale dei Velvet. Allora Yule registrò praticamente da solo l'album Squeeze utilizzando ugualmente il nome dei Velvet Underground, aiutato solamente dal batterista dei Deep Purple Ian Paice e da qualche altro musicista di studio.

Prima della pubblicazione di Squeeze, una nuova formazione dei Velvet Underground venne assemblata in tutta fretta per un tour in Gran Bretagna a promozione del disco in uscita. Questa versione dei Velvet Underground era formata da Yule, Rob Norris (chitarre), George Kay (basso) e Mark Nauseef (batteria). Sesnick, il manager storico, abbandonò la band poco prima dell'inizio del tour, e Yule lasciò anche lui quando il fallimentare breve tour terminò nel dicembre del 1972.

Squeeze uscì pochi mesi dopo nel febbraio del 1973, solamente in Europa. L'album ricevette pessime recensioni ed è motivo di imbarazzo per i fan dei Velvet; generalmente viene omesso dalla discografia ufficiale della band.[17]

1993: La reunion

Nel 1990, Reed e Cale pubblicarono l'album Songs for Drella, registrato tra il dicembre 1989 ed il gennaio 1990 al Sigma Sound Studio di New York e dedicato alla memoria di Andy Warhol (Drella, combinazione di Dracula e Cinderella, era uno dei soprannomi dell'artista), scomparso tre anni prima. Il disco costituì, dopo anni, la prima circostanza in cui i due si trovarono a lavorare di nuovo insieme e, da quel momento, voci di una riunione imminente dei Velvet incominciarono a circolare incessantemente.

Il 15 giugno 1990, Morrison e Tucker si unirono eccezionalmente a Reed e Cale per eseguire Heroin, al termine di una esecuzione pubblica di Songs for Drella a Jouy-en-Josas, in Francia, in occasione di una retrospetiva su Warhol.

I Velvet Underground originari si riunirono ufficialmente nel 1993. Il 19 gennaio, John Cale e Sterling Morrison ne danno annuncio durante una puntata del Tonight Show di Jay Leno. La prima data del tour europeo si tiene ad Edimburgo il 1º giugno di quell'anno, davanti a 3000 spettatori. Cale esegue la parte vocale di gran parte della canzoni originariamente interpretate da Nico. La band si esibì in diverse città europee: Londra, Amsterdam, Rotterdam, Amburgo, Praga, Berlino, Parigi. In Italia la band si esibisce in cinque date agli inizi di luglio: Udine, Bologna, Milano, Napoli (il 9 luglio di supporto agli U2). Le esibizioni vennero accolte con critiche contrastanti, Roger Morton su NME scrisse: «Quattro musicisti attempati che suonano semplici e tristi canzoni rock adolescenziali con la passione di un quartetto di annunciatori ferroviari».[18] In generale però si registrò un buon afflusso di pubblico ai concerti e la Warner (l'etichetta di Reed) decise di realizzarne un disco triplo, intitolato Live MCMXCIII.

Dato il successo del tour europeo, vennero fissate anche una serie di date per dei concerti negli USA, e anche un'esibizione durante la trasmissione MTV Unplugged, ma prima che tutti questi progetti potessero concretizzarsi, subentrarono nuovi dissidi fra Reed e Cale dovuti fondamentalmente ai metodi dittatoriali del primo e della moglie manager che, oltre a stuzzicare in continuazione Morrison e soprattutto Cale, volevano produrre unicamente un nuovo album dei Velvet. Ogni progetto futuro rimase così irrealizzato e i componenti sciolsero definitivamente la band.

Il 30 agosto 1995, Sterling Morrison morì di tumore, mettendo così fuori discussione qualsiasi altra futura riunione della formazione.

Quando il gruppo fu introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1996, Lou Reed e John Cale riformarono brevemente i Velvet Underground per un'ultima volta, con Maureen Tucker alle percussioni. Doug Yule era assente. Alla cerimonia, la band fu introdotta da Patti Smith, e il gruppo suonò il brano Last Night I Said Goodbye to My Friend, scritto in onore di Morrison.

Formazione

  • Lou Reed - voce, chitarra
  • John Cale - viola, basso, pianoforte
  • Sterling Morrison - chitarra, basso
  • Maureen Moe Tucker - batteria
  • Doug Yule - basso, tastiere, chitarra, batteria
  • Walter Powers - basso
  • Willie Alexander - pianoforte
  • Angus MacLise - batteria
  • Nico - Collaboratrice

<timeline>

  1. Produced with EasyTimeline
  2. This timeline initiated by Zenith (it.wikipedia)
  3. Contact Utente:Zenith(it.wikipedia) if you are unable or
  4. unwilling to make your own changes.

TimeAxis = orientation:horizontal format:yyyy ImageSize = width:1000 height:300 PlotArea = width:900 height:250 bottom:20 left:20 DateFormat = dd/mm/yyyy

Colors =

 id:canvas value:rgb(0.97,0.97,0.97)
 id:grid1  value:rgb(0.86,0.86,0.86)
 id:grid2  value:gray(0.8)
 id:bg     value:white
 id:bars   value:rgb(0.96,0.96,0.6) legend: Membri_effettivi 
 id:2color value:rgb(0.6,0.9,0.6) legend: Collaboratori

BackgroundColors = canvas:bg

Period = from:1965 till:1973 ScaleMajor = unit:year increment:1 start:1965 gridcolor:grid1

BarData=

 barset:bandmembers

PlotData=

  1. set defaults
 width:20 fontsize:m textcolor:black align:left color:bars shift:(10,-4) anchor:from
 barset:Bandmembers
 from:01/01/1965 till:23/08/1970 text:Lou Reed 
 from:01/01/1965 till:30/09/1968 text:John Cale 
 from:01/01/1965 till:21/08/1971 text:Sterling Morrison 
 from:01/01/1965 till:01/12/1965 text:Angus MacLise
 from:11/12/1965 till:21/11/1971 text:Maureen Tucker
 from:01/10/1968 till:27/05/1973 text:Doug Yule

 color:2color from:03/09/1970 till:21/11/1971 text:Walter Powers
 color:2color from:03/09/1971 till:21/11/1971 text:Willie Alexander
 color:2color from:03/01/1966 till:27/10/1967 text:Nico
 color:2color from:24/06/1970 till:10/09/1970 text:Billy Yule

Legend = columns:1 left:50 top:100 columnwidth:100

TextData =

 pos:(0,0) textcolor:black fontsize:M
<timeline/>

Discografia

Per approfondire, vedi la voce Discografia dei The Velvet Underground.

Album studio

  • 1967 - The Velvet Underground & Nico
  • 1968 - White Light/White Heat
  • 1969 - The Velvet Underground
  • 1970 - Loaded
  • 1973 - Squeeze

Live

  • 1972 - Live at Max's Kansas City
  • 1974 - 1969: Velvet Underground Live with Lou Reed
  • 1993 - Live MCMXCIII

Raccolte

  • 1985 - VU
  • 1986 - Another View
  • 1995 - Peel Slowly and See (box set)

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 (EN)Velvet Underground su Allmusic
  2. 2,0 2,1 Cesare Rizzi, Psichedelia op. cit., p. 65..
  3. 3,0 3,1 Recensione di Velvet Underground & Nico su ondarock.it
  4. The History of Rock Music. Velvet Underground: biography, discography, reviews, links
  5. Julian Casablancas. The Velvet Underground (in en). Rolling Stone. URL consultato il 8 settembre 2011 .
  6. 6,0 6,1 David Fricke, note interne di Peel Slowly and See, 1995.
  7. AaVv, 1990 op. cit., p. 45.
  8. Kugelberg, 2009 op. cit., p. 146.
  9. Michael Leigh The Velvet Undeground, 1963
  10. David Fricke note interne di Peel Slowly and See, 1995.
  11. / Sniffin Glucose, Bad Men, 23 luglio 2009
  12. Andy Warhol - Exploding Plastic Inevitable su YouTube
  13. Andy Warhol: From the Velvet Underground to Basquiat
  14. Velvet Underground - Manuali Rock n° 12, Arcana Editrice, Milano, 1990, pag.83, ISBN 88-85859-98-4
  15. Velvet Underground - Manuali Rock, Arcana Editrice, Milano, 1990, pag. 167, ISBN 88-85859-98-4
  16. 16,0 16,1 Victor Bockris, Transformer - la vita di Lou Reed, Arcana Editrice, 1999, pag. 145, ISBN 978-88-7966-434-9
  17. Stephen Thomas Erlewine in the Allmusic website article on Squeeze
  18. Victor Bockris, Transformer - la vita di Lou Reed, Arcana editrice, 1999, pag. 404, ISBN 978-88-7966-434-9

Bibliografia

  • Johan Kugelberg. The Velvet Underground. Arte e musica a New York. Rizzoli, 2009. ISBN 978-88-17-03543-9
  • AaVv. Manuali Rock: Velvet Undeground. Arcana, 1990. ISBN 88-85859-98-4
  • Cesare Rizzi. Psichedelia. Giunti, 2001. ISBN 88-09-02257-2

Altri progetti

Collegamenti esterni

Questa pagina è stata modificata l'ultima volta il 19.01.2014 11:41:35

Questo articolo si basa sull'articolo The Velvet Underground dell'enciclopedia liber Wikipedia ed è sottoposto a LICENZA GNU per documentazione libera.
In Wikipedia è disponibile una lista degli autori.