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Stan Kenton Orchestra

Stan Kenton

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Stanley Newcomb Kenton (Wichita, 11 dicembre 1911 – Los Angeles, 25 agosto 1979) è stato un compositore, direttore d'orchestra e pianista statunitense, attivo nel campo della musica jazz. Nei suoi ultimi anni si dedicò soprattutto all'insegnamento.

Biografia

Stan Kenton è tra le grandi figure del firmamento della storia del jazz. La sua orchestra, fortemente caratterizzata da un particolare suono (kenton sound) sapiente e seducente (anche grazie alla collaborazione di diversi arrangiatori come Pete Rugolo, Lennie Niehaus, Gene Roland, Gerry Mulligan e lo sperimentatore Bob Graettinger) getta un ponte tra la musica jazz afro-americana e le acquisizioni raffinate e suggestive della musica colta del novecento. La sua orchestra si avvalse sempre di importanti personalità, ad esempio trombonisti, quali Frank Rosolino, Kai Winding e Carl Fontana, o alfieri del suono cool-newyorkese come Lee Konitz e Dave van Kriedt.

Specializzato nell'arrangiare ritmi afro-cubani (di cui fu un pioniere) per grandi organici (e alcune delle sue orchestre sfioravano i quaranta elementi) Kenton fu un direttore d'orchestra dotato di un suono distintivo e di una grande influenza sul panorama musicale: i componenti delle sue orchestre erano normalmente solisti di prim'ordine. Le idee che propugnava, e soprattutto il suo modo di porle, gli attirarono molte critiche inclusa quella (mossagli da Leonard Feather e probabilmente ingiusta) di avere pregiudizi razziali. Resta di lui e della sua orchestra una grande e imponente discografia variamente citata (il suo brano Intermission Riff è la sigla della rubrica settimanale del TG1 Tv7).

Le critiche

Le critiche contro Kenton non si limitarono solo alla sua musica. Nel 1956 quando la sua orchestra era ritornata dal suo tour europeo, il "Premio della Critica" indetto dalla rivista statunitense Down Beat, aveva mostrato vittorie di musicisti afro-americani in tutte le categorie. L'orchestra di Kenton stava suonando a quel tempo in Ontario, Canada, e Stan Kenton mandò un telegramma dove lamentava "una nuova minoranza, i musicisti di jazz bianchi" e inoltre il compositore affermava "un completo e totale disgusto per i geni del jazz". Il critico Leonard Feather, da solo senza il supporto degli altri critici, rispose il 3 ottobre del 1956 con una lettera, dove discuteva la visione razziale di Kenton e il suo disprezzare i musicisti afro-americani come Duke Ellington, Count Basie e Dizzy Gillespie. Il fatto che Kenton non avesse vinto il "Premio della Critica" era la ragione più ovvia di questo suo atteggiamento; questo lungo pregiudizio di molti anni, ora veniva in superficie; Kenton non aveva assunto abbastanza afro-americani (nella sua orchestra) in tutti questi anni.

Molti critici furono in disaccordo. Tre anni prima di questo avvenimento, il 16 dicembre 1953, il critico di Down Beat, Nat Hentoff, aveva scritto che: "Stan è libero da ogni pregiudizio di ogni tipo, come ogni uomo che io conosco". Tuttavia, sebbene ci fossero solisti afro-americani che suonarono nell'orchestra di Kenton, pochissimi effettivamente suonarono con lui per lungo tempo.

Gli anni successivi

L'ultimo esperimento di Kenton fu la sua orchestra mellofonica del 1960-1963. Nonostante le difficoltà di mantenere i 4 mellofoni in intonazione (che formavano una sezione propria e separata), questa orchestra particolare di Kenton ebbe i suoi momenti esaltanti. Tuttavia dal 1963 in poi, la composizione della sua orchestra iniziò a cambiare. Invece di utillizare solisti famosi, Kenton preferiva giovani musicisti, anche quando questo andava a spese dell'originalità (probabilmente le considerazioni economiche avevano la loro importanza: i giovani musicisti percepivano salari molto più bassi). Gli arrangiamenti (incluso quelli di Hank Levy) continuavano a essere intricati e difficili come sempre, ma dopo il distacco da Gabe Baltazar nel 1965, Kenton non riuscì più a formare nuovi allievi di gran razza come in passato, a parte il batterista Peter Erskine e Tim Hagans. Per molte delle nuove reclute di Kenton, i tour con l'orchestra furono il vertice della carriera, piuttosto che un punto di partenza. Kenton suona Wagner (1964) fu un altro importante progetto di quegli anni, ma Kenton aveva ormai iniziato a rivolgere gran parte del suo impegno alla didattica; condusse un infinito numero di clinics, e rese disponibili alle orchestre dei college e delle università le sue composizioni. Kenton continuò a dirigere e far concerti con la sua big band fino a quando morì, nel 1979.

Gli ultimi anni

Negli ultimi anni di vita, il geniale e carismatico Kenton spese molte energie sostenendo la musica delle big band e quello che chiamava "jazz progressivo" nelle scuole e nei college nei vari Paesi Americani. La sua intera biblioteca fu donata alla University of North Texas a Denton. Fu una figura saliente nella musica americana e lasciò un indelebile segno nell'arrangiamento delle big band. La musica di Kenton evolse con il tempo tra il 1960 e il 1970, anche se non più un grande innovatore. Il suo concerto finale avvenne in agosto nel 1978, un anno prima di morire. Visse con il figlio Lance, un membro chiave della riabilitazione per droga, condannato alla prigione per assalto e cospirazione dopo che aveva messo un serpente a sonagli nella casella postale di un avvocato.

Quello che Kenton perse, comunque, fu la successiva "riscoperta" della sua musica, con molte ristampe delle sue registrazioni.

Stan Kenton morì il 25 agosto del 1979, dopo aver sofferto una settimana prima per un attacco di cuore. Fu sepolto al Westwood Village Memorial Park Cemetery, a Los Angeles.

Lo stile

Senza dubbio la musica di Kenton stride alle orecchie degli ascoltatori di jazz classico come quello di Duke Ellington, Count Basie e altri, per molte delle sue scelte musicali.

In primis, un elemento che contraddistinguerà Kenton in molte sue registrazioni (e che sarà oggetto di critiche continue), è l'accostare veri e propri muri sonori di fiati (trombe, tromboni), spinti al massimo, talvolta alla dissonanza, a temi e melodie tranquille. L'imprevedibile è sempre un elemento principale in Kenton, tant'è che in molti suoi brani non si è mai in grado di capire cosa accadrà dopo: un piano solo, un tema eseguito dall'orchestra o un'esplosione astratta di note, eseguite dai fiati.

Ma lo stile di Kenton arriva fino alla cinematografia: saranno infatti le musiche dei film polizieschi a influenzarlo molto, e a creare composizioni non tanto differenti dalle colonne sonore dei primi film di 007. Successivamente una passione che Kenton coltiverà per molti anni, sarà quella per la musica cubana e latina. Infatti, molte delle composizioni che scriverà e da cui trarrà ispirazione avranno come radice i ritmi cubani e africani, tant'è che si circonderà di percussionisti e di polistrumentisti: i suoi trombettisti ad esempio, nel brano Peanut Vendor, useranno percussioni durante alcuni stacchi ritmici.

Discografia parziale

La maggior parte del lavoro dei primi anni di Kenton fu pubblicato su dischi a 78 giri ed è stato ripubblicato in antologie, che sono quelle elencate di seguito.

  • A Presentation of Progressive Jazz (1947)
  • City of Glass (1951)
  • New Concepts of Artistry in Rhythm (1952)
  • Portraits on Standards (1953)
  • Kenton Showcase: The Music of Bill Holman and Bill Russo (1954)
  • Contemporary Concepts (1955)
  • Kenton in Hi-Fi (1956)
  • Cuban Fire! (1956)
  • Back to Balboa (1958)
  • Lush Interlude (1958) Creative World
  • The Stage Door Swings (1958)
  • Viva Kenton! (1959)
  • Road Show (1959)
  • At the Las Vegas Tropicana (1959)
  • Standards in Silhouette (1959)
  • The Sophisticated Approach (1961)
  • The Romantic Approach (1961)
  • A Merry Christmas (1961)
  • West Side Story (1961)
  • Adventures in Blues (1961)
  • Adventures in Jazz (1961)
  • Adventures in Standards (1961)
  • Adventures in Time (1962)
  • Stan Kenton - Tex Ritter (1962)
  • Artistry in Bossa Nova (1963)
  • Artistry in Voices and Brass (1963)
  • Kenton/Wagner (1964)
  • The Jazz Compositions of Dee Barton (1967)
  • Hair (1968)
  • Finian's Rainbow (1968)
  • Live at Redlands University (1970)
  • Live at Brigham Young (1971)
  • Live at Butler University (1973)
  • Birthday in Britain (1973)
  • 7.5 on the Richter Scale (1973)
  • Kenton Plays Chicago (1974)
  • Fire, Fury and Fun (1974)
  • Kenton '76 (1976)
  • Live in Europe (1976)
  • Journey into Capricorn (1976)
  • Mellophonium Moods (Patio Gardens Utah 1962) (1990)
  • The Complete Integrated Sunset Ridge Concert 1976 (2000)
  • Artistry In Symphonic Jazz (From Tantara Productions 1977) (2003)
  • A Time for Love (From Tantara Productions 1978) (2009)

Collaboratori

Tra i membri delle sue orchestre e gli arrangiatori che hanno collaborato con Kenton, figurarono (tra gli altri) i seguenti musicisti:

  • Cagdas Albuz
  • Sam Aleccia,
  • Laurindo Almeida, (chitarra)
  • Jim Amlotte,
  • Don Bagley,
  • Gabe Balthazar,
  • Gary Barone,
  • Dee Barton,
  • Milt Bernhart, (trombone)
  • Bud Brisbois, (tromba)
  • Conte Candoli, (tromba)
  • Pete Candoli, (tromba)
  • Billy Catalano,
  • Jack Costanzo, (percussioni)
  • Buddy Childers, (tromba)
  • Bob Cooper, (sax tenore)
  • Maynard Ferguson, (tromba)
  • Mary Fettig, (sassofono), (flauto)
  • Bob Fitzpatrick,
  • Carl Fontana, (trombone)
  • Stan Getz, (sax tenore)
  • Dizzy Gillespie, (tromba)
  • Bob Gioga, (sassofono), (clarino)
  • Bill Holman, (sax tenore), (arrangiatore)
  • Clay Jenkins, (tromba)
  • Richie Kamuca, (sax tenore)
  • Red Kelly,
  • Jimmy Knepper, (trombone)
  • Lee Konitz, (sax alto)
  • Kent Larson,
  • Skip Layton,
  • Archie LeCoque,
  • Stan Levey, (batteria)
  • Willie Maiden,
  • Shelly Manne, (batteria)
  • Jerry McKenzie,
  • Gerry Mulligan, (sax baritono), (arrangiatore)
  • Vido Musso, (sax tenore), (clarinetto)
  • Lennie Niehaus, (sax alto)
  • Chico O'Farrill (arrangiatore)
  • Art Pepper, (sax alto)
  • Bill Perkins, (sax tenore)
  • Doug Purviance,
  • Ray Reed,
  • George Roberts, (trombone)
  • Gene Roland, (compositore)/(arrangiatore)
  • Frank Rosolino, (trombone)
  • Shorty Rogers, (tromba)
  • Eddie Safranski, (contrabbasso)
  • Carl Saunders, (tromba)
  • Jay Saunders,
  • Bud Shank, (sax alto), (flauto)
  • Dick Shearer, (trombone)
  • Gene Siegel,
  • Zoot Sims, (sax tenore), (sax soprano), (sax alto)
  • Ed Soph, (batteria)
  • Ray Starling,
  • Charles Davis,
  • Bart Varsalona,
  • Mike Vax, (tromba)
  • Kai Winding, (trombone)

Tra le voci maschili e femminili si ricordano Anita O'Day, June Christy, e Chris Connor. Kenton scoprì The Four Freshmen quando suonavano in un localino a Dayton (Ohio), e li aiutò ad arrivare al successo.

Altri progetti

Monografia in lingua italiana: Stan Kenton, il Vate del Progressive Jazz, a cura di Freddy Colt, Mellophonium Broadsides, Sanremo 2013, 128 pp.

Collegamenti esterni

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