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Musicista

James Brown

James Brown

nato il 3.5.1933 a Barnwell, SC, Stati Uniti d'America

morto il 25.12.2006 a Atlanta, GA, Stati Uniti d'America

James Brown

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James Joseph Brown (Barnwell, 3 maggio 1933 – Atlanta, 25 dicembre 2006) è stato un cantante statunitense.

Considerato una delle più importanti ed influenti figure della musica del XX secolo[5], è stato un pioniere nell'evoluzione della musica gospel e rhythm and blues, nonché del soul, del funk, del rap, e della disco music.[6][7]

Celebre per la sua esplosiva presenza scenica, operò una sorta di rivoluzione copernicana dei classici assetti melodici, spostando per la prima volta l'accento ritmico sulla prima e sulla terza misura della battuta, anziché - come era tipico - sulla seconda e sulla quarta. Il suo modo di stare sul palco ed il suo stile furono ripresi da artisti come Michael Jackson, Mick Jagger, Prince ed altri.[8]

Era noto anche con alcuni soprannomi (molti autoattribuiti), fra i quali "Soul Brother Number One", "Mr. Dynamite", "The Hardest-Working Man in Show Business", "Minister of The New New Super Heavy Funk", "Mr. Please Please Please", "Universal James", "Funky President", "The King of R&B", e il più noto di tutti, "The Godfather of Soul", il padrino del Soul.[1][9][10][11]

Negli anni settanta è stato bandleader del gruppo The J.B.'s, citato spesso con nomi alternativi quali The James Brown Soul Train, Maceo and the Macks e The Last Word. Come gruppo a sé stante, i J.B.'s hanno suonato anche come backing band di Bobby Byrd, Lyn Collins ed altri cantanti.

Nel 1980 ha interpretato il ruolo di reverendo Cleophus James nel film The Blues Brothers.

Nel 2014 esce il film "Get on Up" diretto da Tate Taylor e prodotto, tra gli altri, da Mick Jagger. La pellicola ripercorre la vita dell'artista, a partire dalla povera infanzia fino alla consacrazione mondiale.[12] Un'esistenza da leggenda, tra genio e sregolatezza, che ci lascia uno dei patrimoni artistici tra i più ricchi di sempre.[13]

Nel 2015 Il regista premio Oscar Alex Gibney presenta il documentario "The Rise of James Brown". Un inedito e accurato racconto dell'ascesa del "Godfahter of Soul.[14]

È stato l'idolo e il massimo ispiratore di Michael Jackson[15][16]. Secondo il sito WhoSampled, James Brown è l'artista più campionato di tutti i tempi.[17]

Rolling Stone lo inserisce al settimo posto nella sua lista dei 100 più grandi artisti della storia[18] e al decimo in quella dei migliori cantanti.[19]

Biografia e carriera musicale

James Joseph Brown, Jr. (in seguito si fece togliere dal nome anagrafico "Junior") nacque in una baracca nella campagna della Carolina del Sud, anche se l'artista ebbe a dichiarare di essere nato a Macon, in Georgia.

Crebbe ad Augusta, in Georgia, in condizioni di marcato disagio. Si guadagnò da vivere lavorando, sin da bambino, come raccoglitore di cotone, come lustrascarpe e raccogliendo le mance dei soldati neri di stanza in città. Fu infatti incaricato, non ancora decenne, di procurare clienti per il bordello a cui il padre lo diede in "affidamento" dopo che entrambi furono abbandonati dalla moglie e madre.

Cominciò ad esibirsi in qualche piccolo locale della zona, ma allo stesso tempo commettendo piccoli reati. A 16 anni fu arrestato per rapina a mano armata e fu recluso nel riformatorio di Toccoa, in Georgia. Qui conobbe Bobby Byrd (per molto tempo seconda voce del futuro Padrino del Soul, sia sul palco che in studio), la cui famiglia aiutò quella di Brown ad ottenerne il rilascio sulla parola dopo solo tre anni di detenzione, a condizione che non tornasse ad Augusta o nella contea di Richmond.

Fece qualche passo nello sport, in particolare nel pugilato e nel baseball, ma dovette ritirarsi dall'agonismo a causa di un incidente ad una gamba. Si dedicò allora a tempo pieno alla musica.

In particolare, si appassionò al gospel, che ascoltava in chiesa fin da piccolo, allo swing, al jazz ed al rhythm & blues.

Esordì alla fine degli anni quaranta nel quartetto vocale dei Gospel Starlighters, destreggiandosi anche alla batteria, all'organo ed al pianoforte.

Alla metà del decennio successivo fondò la sua prima band firmando un contratto con una delle più celebri case discografiche dell'epoca, la King Records: The Flames. Spostatosi dal gospel al rhythm & blues, James Brown arriva al successo nel 1956 con Please, Please, Please che schizzò immediatamente nella hit parade di Billboard (e che a tutt'oggi ha collezionato ben 40 dischi d'oro). Seguirono due album e altri singoli come Try Me e Night Train, che ottennero tutti un grande successo.

Negli anni sessanta Brown fu stabilmente in vetta alle classifiche dei dischi di rhythm & blues con brani come Prisoner of Love, Papa's Got a Brand New Bag, I Got You (I Feel Good), It's a Man's Man's Man's World, Cold Sweat e Say It Loud: I'm Black and I'm Proud. Nel 1962 venne registrato un concerto tenuto al Teatro Apollo che darà vita all'album doppio Live at the Apollo, diventato un best seller. Grazie alla sua popolarità riuscì a trasmettere messaggi sui temi sociali e esistenziali, come l'importanza dell'istruzione e la necessità di migliorare la propria condizione individuale e sociale. Seguirono altri grandi successi per Brown, tra i quali It's Too Funky in Here e I Got the Feeling.

Gli anni settanta lo videro ancora grande protagonista con otto album di successo: dopo una serie di dieci canzoni che lo proiettarono in classifica, James Brown si autoproclamò "Il Padrino del Soul" (The Godfather of Soul), sulla scia del celebre film premio Oscar Il padrino.

Il boom della disco music lo spiazzò un po', ma la sua breve apparizione nella parte del predicatore invasato nel film The Blues Brothers (di John Landis, con John Belushi e Dan Aykroyd) lo rilanciò al grande pubblico. Più tardi parteciperà nel film Rocky IV (con Sylvester Stallone) dove canterà la sua Living in America.

Negli anni ottanta è da ricordare anche il successo in coppia con Afrika Bambaataa, Unity.

Negli anni seguenti Brown proseguì l'attività dal vivo e in studio, incoraggiando la rivalità tra Prince e Michael Jackson, da lui considerati suoi successori.

Non mancherà di lanciare appelli per i diritti umani: da ricordare la sua battaglia, negli anni 2002-2003, a favore di Amina Lawal, donna nigeriana di 30 anni, condannata a essere lapidata a morte da una corte islamica del suo paese. Il 28 maggio 2002 partecipa al Pavarotti & Friends for Angola con una memorabile esibizione di It's a Man's Man's World assieme al maestro Luciano Pavarotti.

James Brown è il secondo artista della storia dopo Elvis Presley ad aver avuto il maggior numero di singoli posizionati nella Billboard Hot 100, con 99 singoli entrati tra le prime 100 posizioni. Se si calcola invece la classifica R&B Statunitense, Brown è il cantante che ha avuto il maggior numero di singoli entrati in classifica (pari a 103).

Sebbene James Brown non compaia nell'elenco della RIAA riguardante i 100 artisti di maggior successo di sempre negli Stati Uniti, si può affermare con certezza che le vendite complessive dei suoi dischi superino facilmente i 10 milioni di copie nei soli Stati Uniti. La classifica stilata dalla RIAA si basa solo sulle vendite certificate di dischi d'oro e platino, privilegiando quindi gli artisti con carriera discografica relativamente breve ma di grande successo. Questo criterio di selezione elimina dal conteggio tutti i dischi che non raggiungono almeno la notorietà del disco d'oro, attribuendo conseguentemente ai 99 album di Brown soltanto 3,5 milioni di copie vendute complessivamente.

Attivismo sociale

Fin dal 1965 James Brown e la sua band presero parte a numerosi concerti di beneficenza in favore dei diritti civili, esibendosi per organizzazioni come la SCLC. Nel 1968, Brown incise due canzoni di protesta sociale, America Is My Home e Say It Loud - I'm Black and I'm Proud. In quest'ultima, Brown esegue sotto forma di proto-rap una dichiarazione di patriottismo e promulga "l'orgoglio di essere nero", affermando che l'America è uno dei pochi Paesi dove uno possa "iniziare come lustrascarpe ed arrivare fino a stringere la mano al Presidente" e di "smettere di piangersi addosso ma di alzarsi e combattere nella vita."

Brown tenne un concerto in TV a Boston il giorno successivo all'assassinio di Martin Luther King. Si è spesso dato atto a Brown di aver contribuito a prevenire disordini razziali nella città grazie alla sua esibizione.[20]

All'inizio degli anni settanta, Brown continuò a registrare canzoni che trattavano di tematiche sociali, una delle più celebri è King Heroin del 1972, che tratta del problema della diffusione della droga nei ghetti tra i giovani di colore.

La morte

All'inizio del 2006, James Brown fu colpito da un tumore alla prostata. Il cantante non si perse d'animo, e si sottopose a delle cure per sconfiggere il male, dichiarando: «Ho superato molte cose nella mia vita. Supererò anche questa al meglio».[21] Nonostante i suoi problemi di salute, Brown mantenne la sua reputazione di "hardest working man in show business" continuando imperterrito a tenere numerosi concerti. Nel corso del dicembre del 2006 James Brown comincia ad avvertire dei dolori fisici che lo portano ad annullare varie date dei suoi concerti. Riesce a cantare in condizioni precarie il 21 ad un concerto di beneficenza[22].

Il 24 dicembre, colto da un'acuta forma di polmonite, il "Padrino del Soul" viene ricoverato all'Emory Crawford Long Hospital dove sembra aver superato il malore, colpito poi da un'aritmia cardiaca muore all'1:45 della notte. L'artista aveva 73 anni.

Dopo il decesso di Brown avvenuto nel giorno di Natale, parenti ed amici, celebrità varie e migliaia di fan presero parte alle esequie pubbliche tenutesi all'Apollo Theater di New York il 28 dicembre 2006 e alla James Brown Arena il 30 dicembre 2006 nella città di Augusta, Georgia.[23] Una cerimonia funebre privata, venne altresì tenuta a North Augusta, Carolina del Sud il 29 dicembre 2006, alla quale parteciparono i familiari di Brown e gli amici più stretti. Tra le numerose celebrità che parteciparono alle funzioni figurarono: Michael Jackson, Jimmy Cliff, Joe Frazier, Buddy Guy, Ice Cube, Ludacris, Dr. Dre, Little Richard, Dick Gregory, MC Hammer, Prince, Jesse Jackson, Ice-T, Jerry Lee Lewis, Bootsy Collins, LL Cool J, Lil Wayne, Lenny Kravitz, 50 Cent, Stevie Wonder e Don King.[24][25][26][27]

Brown è stato sepolto nella Thomas Family Home Crypt di Beech Island, South Carolina.

Stile musicale

Considerato una delle figure più importanti del soul, del funk, dell'R&B e dell'hip-hop,[2][3][4][28][29] James Brown ha proposto un repertorio che alterna ballate struggenti e sofferte a brani dinamici e ipnotici.[2][3] A partire dalla seconda metà degli anni sessanta fino alla metà del decennio seguente, l'artista si è progressivamente allontanato dall'R&B di artisti quali "5" Royales, Midnighters, Billy Wright e Little Richard[2][4] per abbracciare il funk, genere di cui è considerato inventore,[2][4][30] talvolta introducendo riferimenti orchestrali seguendo lo stile di Ray Charles.[2] Sebbene venga spesso ricordato per la celebre vocalità ispirata ai moduli del canto gospel,[3] James Brown ha pubblicato già negli anni sessanta album interamente strumentali che uniscono boogaloo, blues e jazz-funk.[4] In produzioni risalenti agli anni novanta la sua musica ha subito occasionalmente contaminazioni hip-hop.[28]

Vita privata

Matrimoni e figli

Brown si sposò tre volte: con Velma Warren (1953–1969, divorzio), Deidre "Deedee" Jenkins (22 ottobre 1970 – 10 gennaio 1981, divorzio) e Adrienne Lois Rodriguez (1984 – 6 gennaio 1996, morte della moglie). Ebbe anche una relazione sentimentale con Tomi Rae Hynie (2001–2004), e con anch'essa si sposò, ma il matrimonio non venne ritenuto valido. Da queste e da altre relazioni James Brown ebbe cinque figli maschi: Teddy Brown (1954–1973), Terry Brown, Larry Brown, Daryl Brown (membro della sua backing band) e James Joseph Brown II, e quattro figlie femmine: Lisa Brown, Dr. Yamma Noyola Brown Lumar, Deanna Brown Thomas e Venisha Brown.[23][31] Il primogenito di Brown, Teddy, morì in un incidente d'auto il 14 giugno 1973.[32] Secondo un articolo datato 22 agosto 2007 pubblicato sul quotidiano inglese The Daily Telegraph, test del DNA avrebbero indicato Brown essere padre di almeno altri tre figli nati da relazioni extraconiugali. L'unica ad essere stata identificata è LaRhonda Pettit (nata 1962), una ex-hostess ed insegnante che vive a Houston.[33]

Dipendenza dalle droghe

Per tutti i primi vent'anni di carriera, Brown era noto per la sua severità nei confronti del consumo di droga all'interno del suo entourage, membri della band compresi, licenziando chiunque avesse osato trasgredire le regole. Nonostante questa "politica", alla fine degli anni settanta, lo stesso Brown iniziò a far uso di droghe di vario genere. Alla metà degli anni ottanta, dopo aver incontrato e sposato Adrienne Rodriguez, Brown iniziò a far uso di PCP, o "polvere d'angelo". Ciò lo portò a diventare dipendente da tale sostanza e ad essere arrestato numerose volte per violenza domestica nei confronti della Rodriguez, possesso di marijuana, e porto abusivo di armi da fuoco nel corso degli anni ottanta e inizio novanta.[34]

Problemi con la legge

James Brown ebbe costanti problemi con la legge nel corso di tutta la sua vita. All'età di 16 anni, venne arrestato per furto e trascorse tre anni in prigione. Nel 1978, mentre si stava esibendo all'Apollo, Brown fu arrestato sul palco per aver infranto la restrizione di non lasciare il Paese mentre era in corso un'investigazione fiscale nei suoi confronti.[35] Nel 1988, Brown venne arrestato in due occasioni: una prima volta a maggio per droga e possesso d'armi, poi a settembre dopo aver ingaggiato un lungo inseguimento automobilistico con la polizia sulla Interstate 20 vicino al confine di stato tra la Georgia e la Carolina del Sud. Brown venne incarcerato per possesso di una pistola non denunciata e per aver aggredito un agente di polizia, insieme ad altre varie accuse per possesso di droga ed infrazioni stradali varie. Anche se venne condannato a sei anni di prigione, Brown fu rilasciato nel 1991 dopo aver scontato solo la metà della pena.

In un'altra occasione, la polizia arrestò Brown il 3 luglio del 2000 con l'accusa di aver ferito con un coltello da cucina un tecnico della compagnia elettrica venuto a casa sua per riparare un guasto.[36]

Brown fu ripetutamente arrestato nella sua vita per aver compiuto atti di violenza domestica. Adrienne Rodriguez, la sua terza moglie, lo fece arrestare per ben quattro volte tra il 1987 e il 1995. Nel gennaio 2004, Brown venne arrestato in South Carolina per aver aggredito la compagna dell'epoca, Tomi Rae Hynie, durante una lite domestica.[37]

Nel gennaio 2005, una donna di nome Jacque Hollander intentò causa a James Brown accusandolo di averla stuprata nel 1988, ma la causa venne successivamente archiviata per decorrenza dei termini di presentazione.[38]

Influenze su altri artisti

Come ribadito più volte, Michael Jackson lo considerò suo massimo ispiratore ed idolo indiscusso: Brown, a sua volta, considerava Michael suo degno erede. Nel 2003, durante la cerimonia di premiazione dei BET Awards, Jackson ebbe l'occasione di consegnare a Brown il prestigioso BET Lifetime Archievement Award, un riconoscimento speciale, destinato alle personalità che hanno cambiato il modo di concepire la musica. Durante la consegna del premio, Jackson disse[39]:

« Chi è il genio? Cos'è un genio? Un genio è colui che dà l'ispirazione, l'uomo che cambia. Non potevo rifiutarmi di consegnare questo premio stasera perché nessuno mi ha influenzato più di quest'uomo. Fin da quando ero un bambino di sei anni, lui era l'intrattenitore più grande di tutti! E lo è ancora oggi! Perciò, sono profondamente onorato di consegnare a James Brown questo BET Lifetime Achievement Award, nessuno lo merita più di quest'uomo! »

In seguito alla morte di Brown, avvenuta il 25 dicembre 2006 ad Atlanta, Jackson prese parte alle esequie pubbliche tenutesi all'Apollo Theater di New York il 28 dicembre 2006 e alla James Brown Arena il 30 dicembre 2006 nella città di Augusta, in Georgia, insieme a parenti ed amici, migliaia di fan e celebrità varie. La notte prima della cerimonia funebre, Michael rimase per quattro ore e mezza accanto alla salma del suo mentore, mentre il giorno seguente, visibilmente commosso, pronunciò un breve discorso:

« È molto doloroso per me parlare oggi. James Brown è la mia più grande ispirazione. Fin da quando ero un bambino piccolo, non più di sei anni, mia madre mi svegliava, non mi importava a che ora fosse, per guardare la televisione e vedere il maestro al lavoro. Ogni volta che l'ho visto muoversi ero ipnotizzato. Non ho mai visto un artista esibirsi come James Brown e grazie a lui ho capito che era esattamente quello che volevo fare nella mia vita. James Brown, mi mancherai tantissimo, ti amo così tanto... »

Discografia

Album

RS500= inserito fra i 500 album più importanti di tutti i tempi da RollingStone magazine

  • Please Please Please (1959)
  • Try Me! (1959)
  • Think! (1960)
  • The Amazing James Brown (1961)
  • Good, Good, Twistin' (1962)
  • James Brown and His Famous Flames Tour the U.S.A. (1962)
  • Live at the Apollo - RS500 (1963)
  • Prisoner of Love (1963)
  • Showtime (1964)
  • The Unbeatable James Brown (1964)
  • Grits & Soul (1964)
  • Out of Sight (1964)
  • Papa's Got a Brand New Bag (1965)
  • I Got You (I Feel Good) (1966)
  • James Brown Plays James Brown Today & Yesterday (1966)
  • Mighty Instrumentals (1966)
  • James Brown Plays New Breed (The Boo-Ga-Loo) (1966)
  • It's a Man's Man's Man's World (1966)
  • James Brown Sings Christmas Songs (1966)
  • Handful of Soul (1966)
  • The James Brown Show (1967)
  • James Brown Sings Raw Soul (1967)
  • James Brown Plays the Real Thing (1967)
  • Live at the Garden (1967)
  • Cold Sweat (1967)
  • James Brown Presents His Show of Tomorrow (1968)
  • I Can't Stand Myself When You Touch Me (1968)
  • I Got the Feelin' (1968)
  • Live at the Apollo, Volume II (1968)
  • James Brown Plays Nothing but Soul (1968)
  • Thinking About Little Willie John and a Few Nice Things (1968)
  • A Soulful Christmas (1968)
  • Say It Loud - I'm Black and I'm Proud (1969)
  • Gettin' Down to It (1969)
  • The Popcorn (1969)
  • It's a Mother (1969)
  • Ain't It Funky (1970)
  • Soul on Top (1970)
  • Sex Machine (1970)
  • Hey America (1970)
  • Super Bad (1971)
  • Sho Is Funky Down Here (1971)
  • Hot Pants (1971)
  • Revolution of the Mind: Recorded Live at the Apollo, Volume III (1971)
  • There It Is (1972)
  • Get on the Good Foot (1972)
  • Soul Classics (1972)
  • Soul Classics, Volume 2 (1973)
  • Black Caesar (1973)
  • Slaughter's Big Rip-Off (1973)
  • The Payback (1974)
  • Hell (1974)
  • Reality (1975)
  • Sex Machine Today (1975)
  • Everybody's Doin' the Hustle & Dead on the Double Bump (1975)
  • Hot (1976)
  • Get Up Offa That Thing (1976)
  • Bodyheat (1976)
  • Mutha's Nature (1977)
  • Solid Gold: 30 Golden Hits (1977)
  • The Fabulous James Brown (1977)
  • Jam 1980's (1978)
  • Take a Look at Those Cakes (1979)
  • The Original Disco Man (1979)
  • People (1980)
  • Hot on the One (1980)
  • Soul Syndrome (1980)
  • The Best of James Brown (1981)
  • Nonstop! (1981)
  • Live in New York (1981)
  • Bring It On! (1983)
  • Roots of a Revolution (1984)
  • The Federal Years, Part 1 (1984)
  • The Federal Years, Part 2 (1984)
  • Ain't That a Groove - The James Brown Story 1966-1969 (1984)
  • Doing It to Death - The James Brown Story 1970-1973 (1984)
  • Dead on the Heavy Funk 1974-1976 (1985)
  • The CD of JB: Sex Machine and Other Soul Classics (1985)
  • The LP of JB (1986)
  • Gravity (1986)
  • In the Jungle Groove - RS500 (1986)
  • Motherlode (1988)
  • I'm Real (1988)
  • Soul Session Live (1989)
  • Star Time - RS500 (1991)
  • Messin' with The Blues (1991)
  • 20 All-Time Greatest Hits! - RS500 (1991)
  • Love Over-Due (1991)
  • Chronicles - Soul Pride (1993)
  • Universal James (1993)
  • Funky President (1993)
  • Live at the Apollo 1995 (1995)
  • JB40: 40th Anniversary Collection (1996)
  • On Stage (1997)
  • I'm Back (1998)
  • The Merry Christmas Album (1999)
  • The Next Step (2002)

Singoli

  • 1956: Please, Please, Please (R&B N° 5)
  • 1958: Begging, Begging (R&B N° 23)
  • 1958: Try Me (R&B N° 1 [1 week], U.S. N° 48)
  • 1959: I Want You So Bad (R&B N° 20)
  • 1959: I've Got To Change (R&B N° 26)
  • 1960: (Do The) Mashed Potatoes (Part 1) [as Nat Kendrick & Swans] (R&B N° 8)
  • 1960: I'll Go Crazy (R&B N° 15)
  • 1960: Think (R&B N° 5, U.S. N° 33)
  • 1960: You've Got the Power (R&B N° 14, U.S. N° 86)
  • 1960: This Old Heart (R&B N° 18, U.S. N° 79)
  • 1960: The Bells (R&B N° 11, U.S. N° 68)
  • 1961: Bewildered (R&B N° 8, U.S. N° 40)
  • 1961: I Don't Mind (R&B N° 4, U.S. N° 47)
  • 1961: Baby, You're Right (R&B N° 2 [1 week], U.S. N° 49)
  • 1961: Just You and Me, Darling (R&B N° 17)
  • 1961: Lost Someone (R&B N° 2 [4 weeks])
  • 1962: Night Train (R&B N° 5, U.S. N° 35)
  • 1962: Shout and Shimmy (R&B N° 13, U.S. N° 61)
  • 1962: Mashed Potatoes U.S.A. (R&B N° 15, U.S. N° 82)
  • 1962: Three Hearts in a Tangle (A-side) (U.S. N° 18)
  • 1962: I've Got Money (B-side) (U.S. N° 93)
  • 1963: Like a Baby (U.S. N° 24)
  • 1963: Every Beat of My Heart (U.S. N° 99)
  • 1963: Prisoner of Love (R&B N° 6, U.S. N° 9)
  • 1963: These Foolish Things (R&B N° 25, U.S. 55)
  • 1963: Signed, Sealed and Delivered (U.S. N° 77)
  • 1963: Oh Baby Don't You Weep – Pt. 1 (R&B N° 4, U.S. N° 23)
  • 1964: Please, Please, Please (overdubbed) (U.S. N° 95)
  • 1964: Have Mercy Baby
  • 1965: Papa's Got a Brand New Bag – Pt. 1 (R&B N° 1, U.S. N° 8)
  • 1965: I Got You (I Feel Good) (R&B N° 1, U.S. N° 3)
  • 1965: Lost Someone (live) (U.S. N° 94)
  • 1965: I'll Go Crazy (live) (R&B N° 28, U.S. N° 73)
  • 1966: Ain't That a Groove – Pts. 1 & 2 (R&B N° 6, U.S. N° 42)
  • 1966: It's a Man's Man's Man's World (R&B N° 1, U.S. N° 8)
  • 1966: Money Won't Change You – Pt. 1 (U.S. N° 53)
  • 1966: Don't Be a Drop-Out (R&B N° 4, U.S. 50)
  • 1966: Sweet Little Baby Boy – Pt. 1 (U.S. N° 8)
  • 1966: Bring It Up (Hipster's Avenue) (R&B N° 7, U.S. N° 29)
  • 1967: Kansas City (R&B N° 21, U.S. N° 55)
  • 1967: Think (duetto con Vicki Anderson) (U.S. N° 100)
  • 1967: Let Yourself Go (R&B N° 5, U.S. N° 46)
  • 1967: Cold Sweat – Pt. 1 (R&B N° 1, U.S. N° 7) - Grammy Hall of Fame Award 2016
  • 1967: Get It Together – Pt. 1 (R&B N° 11, U.S. 40)
  • 1967: I Can't Stand Myself (When You Touch Me) (R&B N° 4, U.S. N° 28)
  • 1967: There Was a Time (R&B N° 3, U.S. N° 36)
  • 1968: America Is My Home, Pt. 1 (R&B N° 13, U.S. N° 52)
  • 1968: Goodbye My Love (U.S. N° 31)
  • 1968: I Can't Stand Myself (When You Touch Me) (R&B N° 4, U.S. N° 28)
  • 1968: I Got the Feelin' (R&B N° 1, U.S. N° 6)
  • 1968: I Guess I'll Have to Cry, Cry, Cry (R&B N° 15, U.S. N° 55)
  • 1968: Licking Stick - Licking Stick - Part 1 (R&B N° 2, U.S. N° 14)
  • 1968: Say It Loud - I'm Black and I'm Proud - Part 1 (R&B N° 1, U.S. N° 10)
  • 1968: There Was a Time (R&B N° 3, U.S. N° 36)
  • 1968: Tit For Tat (Ain't No Taking Back) (U.S. N° 86)
  • 1968: You've Got to Change Your Mind (R&B N° 47)
  • 1969: Ain't It Funky Now (R&B N° 3, U.S. N° 24)
  • 1969: Give It Up or Turnit a Loose (R&B N° 1, U.S. N° 15)
  • 1969: I Don't Want Nobody to Give Me Nothing (Open Up the Door, I'll Get It Myself) (R&B N° 3, U.S. N° 20)
  • 1969: Let a Man Come In and Do the Popcorn - Part One (R&B N° 2, U.S. N° 21)
  • 1969: Lowdown Popcorn (R&B N° 16, U.S. N° 41)
  • 1969: Mother Popcorn (You Got To Have A Mother For Me) Part 1(R&B N° 1, U.S. N° 11)
  • 1969: The Popcorn (R&B N° 11, U.S. N° 30)
  • 1970: Ain't It Funky Now (U.S. N° 24)
  • 1970: Brother Rapp - Part 1 & (Part 2) (U.S. N° 32)
  • 1970: Funky Drummer - Part 1 (U.S. N° 51)
  • 1970: Get Up (I Feel Like Being a) Sex Machine (Part 1) (R&B N° 2, U.S. N° 15)
  • 1970: Hey America - Part 1 & Part 2
  • 1970: It's a New Day - Part 1 & Part 2 (U.S. N° 32)
  • 1970: Santa Claus Is Definitely Here to Stay (U.S. N° 7)
  • 1970: Super Bad - Part 1 & Part 2 (R&B N° 1, U.S. N° 13)
  • 1971: Escape-ism - Part 1 (R&B N° 6, U.S. N° 35)
  • 1971: Get Up, Get Into It, Get Involved - P Spank (R&B N° 26)
  • 1979: For Goodness Sakes, Look at Those Cakes - Part I (R&B N° 52)
  • 1979: It's Too Funky in Here (R&B N° 15)
  • 1979: Star Generation (R&B N° 63)
  • 1980: Rapp Payback (Where Iz Moses) (R&B N° 46)
  • 1980: Regrets (R&B N° 63)
  • 1981: Stay with Me (R&B N° 80)
  • 1983: The Night Time Is the Right Time (To Be with the One that You Love) (R&B N° 73)
  • 1985: Living in America (R&B N° 10, U.S. N° 4)
  • 1986: Gravity (R&B N° 26, U.S. N° 93)
  • 1987: How Do You Stop (R&B N° 10)
  • 1988: I'm Real (R&B N° 2)
  • 1988: Static, Pts. 1 & 2 (R&B N° 5)
  • 1991: (So Tired of Standing Still We Got to) Move On (R&B N° 48)
  • 1993: Can't Get Any Harder (R&B N° 76)
  • 1993: Georgia-Lina
  • 1995: Respect Me
  • 1996: Hooked On Brown
  • 1998: Funk On Ah Roll
  • 2001: School Is In

Raccolte

  • Soul Classics (1972)
  • Soul Classics, Volume 2 (1973)
  • Solid Gold (1977)
  • The Fabulous James Brown (1977)
  • Can Your Heart Stand It? (1981)
  • The Best of James Brown (1981)
  • The Federal Years, Part 1 (1984)
  • The Federal Years, Part 2 (1984)
  • Roots of a Revolution (1984)
  • Ain't That a Groove - The James Brown Story 1966-1969 (1984)
  • Doing It to Death - The James Brown Story 1970-1973 (1984)
  • Dead on the Heavy Funk 1974-1976 (1985)
  • The CD of JB: Sex Machine and Other Soul Classics (1985)
  • The LP of JB (1986)
  • In the Jungle Groove (1986)
  • The CD of JB II: Cold Sweat and Other Soul Classics (1987)
  • Motherlode (1988)
  • Messin' with the Blues (1991)
  • Star Time (1991)
  • Chronicles - Soul Pride (1993)
  • JB40: 40th Anniversary Collection (1996)
  • On Stage (1997)
  • Real Gold (2003)

Filmografia

James Brown ha partecipato come attore (quasi sempre nella parte di sé stesso) ai seguenti film:

  • The Blues Brothers, regia di John Landis (1980)
  • ''Doctor Detroit, regia di Michael Pressman (1983)
  • Rocky IV, regia di Sylvester Stallone (1985)
  • Blues Brothers: Il mito continua, regia di John Landis (1997)
  • Il genio, regia di Stephen Herek (1998)
  • Undercover Brother, regia di Malcolm D. Lee (2002)
  • Lo smoking, regia di Kevin Donovan (2002)
  • Strada per l'inferno (Beat the Devil), regia di Tony Scott - cortometraggio pubblicitario prodotto dalla BMW facente parte di una serie di otto denominata The Hire (2002)

Doppiatori italiani

  • Bruno Conti in Blues Brothers: Il mito continua, Il genio
  • Angelo Nicotra in The Blues Brothers
  • Vittorio Di Prima in Lo smoking
  • Francesco Pannofino in Strada per l'inferno

Curiosità

  • L'artista è stato omaggiato da Marcella Detroit in una canzone intitolata appunto James Brown (album Jewel, 1994) e dai Tower of power nella canzone Diggin on James Brown (album Souled Out, 1995).

Note

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  2. ^ a b c d e f autori vari, Enciclopedia rock anni '60 (secondo volume), Arcana, 2002, pp. 47-48.
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  38. ^ James Brown rape case dismissed., in BBC News, 3 aprile 2007. URL consultato il 20 agosto 2009.
  39. ^ #TBT: Watch Michael Jackson Get Emo While Honoring James Brown at the 2003 BET Awards, in BET.com. URL consultato il 17 febbraio 2017.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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