Nicola Antonio Manfroce

nato il 20.2.1791 a Palmi, Calabria, Italia

morto il 9.7.1813 a Napoli, Campania, Italia

Nicola Antonio Manfroce

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Nicola Antonio Manfroce (Palmi, 20 febbraio 1791  Napoli, 9 luglio 1813) è stato un compositore italiano.

Biografia

Figlio di Domenico, maestro di cappella proveniente da Cinquefrondi (RC) e di Carmela Rapillo. Fin da bambino aveva manifestato chiaramente il suo talento e il suo estro musicale, infatti dalla provincia di Reggio fu mandato al Conservatorio della Pietà dei Turchini di Napoli. Debuttò con una cantata (La nascita di Alcide) in onore di Napoleone per celebrarne il compleanno presso la corte di Napoli, nellagosto del 1809. Estimatore dello stile francese, massimo esponente musicale della Napoli murattiana, il giovane talento seppe rivelare un vena tragica e un controllo formale che aveva il suo modello più prestigioso nella Vestale di Spontini. In questa direzione si muove il suo capolavoro, Ecuba Le primissime opere, riscossero un tale successo che indussero il giovanissimo compositore a recarsi a Roma alla scuola dello Zingarelli, esprimendo presto una sicura maestria nell'arte del contrappunto.

Il principe degli impresari dell'epoca, il Barbaja, gli commissionò una tragedia in tre atti, l'Ecuba. Il compositore, già minato nella salute, si mise al lavoro con grandissima lena ed accanimento, tali che ne provarono fortemente il fisico; l'Ecuba venne rappresentata il 13 dicembre 1812 al teatro San Carlo di Napoli riscuotendo un successo strepitoso. L'opera, piena di novità, colpì infatti il pubblico partenopeo e Manfroce venne salutato come uno dei maggiori talenti della propria epoca. ECUBA è ormai riconosciuta come lopera ispiratrice del Mosè rossiniano e, con buona determinazione, si può oggi affermare che anche la stretta del finale del Barbiere di Siviglia è tratta dallaria "Là nel tempio omai si vada" e dal finale del secondo atto dellopera del talento calabrese. Certa scuola musicologica che fa capo a Francesco Florimo (1800-1888), anche lui calabrese, storico e critico musicale di S. Giorgio Morgeto, tende ad attribuire a Manfroce perfino lorigine del crescendo rossiniano, ma gli studi hanno ancora molto altro da portare alla luce. La sua prima opera, Alzira, era stata rappresentata a Roma nel 1810, laltra, Manfredi, fu rappresentata postuma a Milano nel 1816. Celebre è il ricordo affettuoso e commosso che Florimo stesso lasciò del giovane conterraneo Manfroce, scomparso appena ventiduenne: tra i primi a studiare e a meditare accuratamente le opere dello Haydn e del Mozart che in quel tempo comparivano in Napoli sicché sarebbe stato più fortunato nel congiungere le soavi melodie della Scuola Italiana a quelle della Scuola Alemanna di quello che non furono il Mayr, il Paër, il Generali. Dunque, un anello di congiunzione tra i modelli stilistici partenopei e quelli di tradizione europea riprodotti in una sintesi di originalità melodica ed estro innovativo che guarda alla Francia dellOpéra e della tragédie lyrique. Proprio in tal senso Florimo individuò nella ricerca strumentale di Manfroce il cammino che porta direttamente a Rossini: un anello di congiunzione fra Paisiello e Cimarosa per giungere a Rossini di cui deve essere ritenuto precursore.

Nonostante venisse curato da illustri medici per ordine della regina, il giovane musicista cessò di vivere il 9 luglio 1813 a soli ventidue anni.

Il poeta Nicola Oliva gli dedicò alcune terzine:

  Gli sorrise la gloria, ed ahi soltanto
  Al suo avello sarrese!Il giovinetto
  Dellarte al sacro fuoco restò affranto.

Una via di Reggio Calabria è intitolata al compositore.

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