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Musicista

Georges Brassens

Georges Brassens

nato il 22.10.1921 a Sète, Languedoc-Roussillon, Francia

morto il 30.10.1981 a Saint-Gély-du-Fesc, Languedoc-Roussillon, Francia

Georges Brassens

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Georges Charles[1] Brassens (Sète, 22 ottobre 1921 – Saint-Gély-du-Fesc, 29 ottobre 1981) è stato un cantautore, poeta e attore francese.

È considerato a livello internazionale come uno dei più grandi maestri della canzone d'autore.[2]

Biografia

L'infanzia e la giovinezza

Brassens nacque a Sète (all'epoca nota con la grafia Cette), una piccola città portuale sita nella regione della Linguadoca-Rossiglione (nella Francia meridionale), il 22 ottobre del 1921, figlio di Jean-Louis Brassens, un muratore francese, ateo ed anti-clericale, e di Elvira Dagrosa, una casalinga francese, nata anch'ella a Sète il 17 novembre del 1887 da Michele e Dolce Maria Augusta Dagrosa, ambedue immigrati italiani originari di Marsico Nuovo (in provincia di Potenza[3]), cattolica praticante, vedova di guerra e già madre di una bambina, Simone Comte (nota poi, in età adulta, come Simone Cazzani, dal cognome del marito Yves Cazzani). Il giovane Georges crebbe in un ambiente familiare umile ma sereno. Seguendo l'ideale paterno, anche Brassens si dichiarerà non-credente, precisamente agnostico.[4]

Brassens respirò musica sin dall'infanzia: la madre amava in ugual modo la musica lirica e la canzone popolare, soprattutto le melodie accompagnate con il mandolino. Fu proprio su questo strumento che il piccolo Georges apprese le basi che gli permisero, in seguito, l'apprendimento della chitarra; possedeva un buon orecchio musicale e si dimostrò sempre più interessato alla musica che alla scuola e agli studi; a quattordici anni cominciò a scrivere le sue prime canzoni.[5]

Al liceo, Georges Brassens fece un incontro che si rivelò determinante per il suo avvenire: il suo professore di lettere, Alphonse Bonnafé, una personalità fortemente anticonformista, riuscì a catturare il suo interesse e, grazie a lui, il giovane Brassens conobbe la poesia francese; cominciò ad impegnarsi seriamente nella scrittura di poesie e testi di canzoni. In terza liceo, disgraziatamente, venne sospeso dalla scuola: in seguito ad alcuni piccoli furti compiuti dagli alunni della scuola nelle case degli allievi più benestanti, un compagno fece il suo nome (la canzone Les quatre bacheliers allude appunto a questo episodio); il padre lo prese allora a lavorare con sé, nell'impresa edile di famiglia. La passione per la musica, però, non si interruppe, al contrario; Georges si appassionò particolarmente ad un grande interprete del momento, Charles Trenet, del quale cercava di imitare lo stile.[5]

L'arrivo nella capitale

Nel 1940, a diciott'anni, Brassens decise di stabilirsi a Parigi, presso una zia; nella capitale, oltre a lavorare come operaio alla Renault, cominciò a frequentare le biblioteche e a studiare i testi fondamentali della poesia francese, da Villon a Hugo, da Apollinaire a Verlaine. Con lo scoppio della guerra, la fabbrica di automobili presso cui Brassens lavorava venne bombardata, e i tedeschi entrarono a Parigi; fu allora costretto a rientrare a Sète, dalla sua famiglia.[5]

Soltanto in seguito all'Armistizio, Brassens poté far ritorno a Parigi; questa volta, non provò nemmeno a cercare un lavoro: aveva deciso di consacrarsi interamente alla musica e alla poesia.[5] Fu così che, nel 1942, pubblicò a proprie spese le sue prime raccolte poetiche A la venvole e De coups d'épée dans l'eau, che rivelavano già la sua vena satirica e anticonformista. Nel 1943, in seguito ad un decreto di lavoro obbligatorio (STO) imposto dai tedeschi al governo francese, Brassens si trovò costretto a lavorare presso la BMW, nel campo di lavoro di Basdorf, vicino a Berlino; fu qui che conobbe Pierre Onteniente (soprannominato da Brassens Gibraltar), prigioniero come lui, il quale diverrà uno dei suoi migliori amici e il suo uomo di fiducia.[5]

In questo periodo, Brassens fu costretto ad interrompere i suoi studi, ma non smise di scrivere canzoni; a questo periodo risale, per esempio, il testo di Pauvre Martin. Nel 1944, approfittando di una licenza di quindici giorni, Brassens fece ritorno a Parigi, dove si nascose presso i coniugi Jeanne e Marcel Planche, figure fondamentali per la vita e l'opera del cantautore; fu a loro, la sua nuova famiglia, che Brassens dedicò canzoni quali Jeanne, La cane de Jeanne e Chanson pour l'Auvergnat.[5]

Inizialmente, avrebbe dovuto restare a casa Planche finché la guerra non fosse finita e lui non fosse stato libero; in realtà, vi restò più di vent'anni, fino al 1966, conducendo un'esistenza serena, malgrado le ristrettezze. Fu proprio nella casa al numero 9 dell'Impasse Florimont (nel XIV arrondissement), tra gatti e animali di ogni specie, che Brassens compose la maggior parte delle sue canzoni. Componeva cominciando dalla scrittura dei testi (al contrario della maggioranza dei cantautori), adattando poi la melodia al pianoforte, senza avere nessuna conoscenza in materia di solfeggio e di armonia.[5]

L'artista anarchico

A partire dal 1946 cominciò la sua collaborazione al Libertaire, rivista anarchica; simpatizzante di questi ideali, per tutta la vita Brassens esprimerà, con l'irriverenza delle sue canzoni, la sua volontà di lottare contro l'ipocrisia della società e le convenzioni sociali; nei suoi testi, prende posizione in favore degli emarginati, degli ultimi e contro ogni tipo d'autorità costituita.[5] In particolare lungo tutto l'opera di Brassens ritroviamo una viva opposizione contro le figure del giudice e del poliziotto, coerentemente con le sue idee politiche: nel celebre brano Hécatombe, Brassens si immagina a tifare dalla sua finestra per le "massaie gendarmicide", che si stanno battendo al mercato contro degli agenti venuti a sedare una rissa[6]:

(FR)

« Ces furies, à peine si j'ose / Le dire, tellement c'est bas,
Leur auraient même coupé les choses: / Par bonheur ils n'en avaient pas! »

(IT)

« Quelle furie, e ho appena il coraggio / di dirlo, talmente è volgare ,
gli avrebbero anche tagliato i coglioni, / menomale che non ce li avevano! »

(Hécatombe)

Nel 1947, Brassens pubblicò il suo primo romanzo, La lune écoute aux portes; nello stesso anno, scrisse alcune tra le sue più grandi canzoni, come Brave Margot, La mauvaise réputation e Le gorille; quest'ultimo brano, nel quale Brassens si oppone con forza alla pena di morte, sbeffeggiando pesantemente un magistrato che diviene vittima del gorilla "vendicatore" (il quale, volendo accoppiarsi con una femmina della sua specie, invece scambia il giudice per una scimmia e si accoppia con la forza con lui), fu boicottato dalla radio di Stato per molti anni.[5]

(FR)

« Car le juge, au moment suprême, / Criait : "Maman !", pleurait beaucoup,
Comme l'homme auquel, le jour même, / Il avait fait trancher le cou. / Gare au gorille! »

(IT)

« Poiché il giudice al momento supremo, / urlava: "Mamma!", piangendo a dirotto
come l'uomo a cui lo stesso giorno, / aveva fatto tagliare il collo. / Attenti al gorilla! »

(Le gorille)

La canzone, censurata in ogni modo, è molto nota, fuori dalla Francia, anche nella versione italiana che ne fece Fabrizio De André circa vent'anni dopo.[7]

In questo periodo, Brassens conobbe Joha Heiman (che lui chiamava Püpchen, in tedesco "bambola"[8]), la donna d'origine estone che sarebbe diventata la compagna di una vita; i due non vissero mai assieme e non ebbero figli, ciononostante restarono uniti fino all'ultimo giorno di vita del cantautore. Fu a lei che dedicò La non-demande en mariage ("La non domanda di matrimonio").[5]

Gli inizi come interprete

Gli anni Cinquanta videro Brassens impegnato in una lunga ed ostinata gavetta nei cabaret parigini; Jacques Grello, un celebre chansonnier, lo sentì cantare ed, entusiasta, lo invitò ad esibirsi nel suo cabaret, il Caveau de la République, e in altri locali in voga, come il Lapin agile a Montmartre e la Villa d'Este; il pubblico, però, non condivideva il giudizio di Grello, e i primi concerti furono dei veri e propri fiaschi.[5]

All'inizio del 1952, alcuni amici convinsero Brassens a partecipare ad un provino nel celeberrimo cabaret di Montmartre, Chez Patachou; la proprietaria, la stessa Patachou, rimase estasiata e volle cantare i suoi brani nel proprio locale, facendolo così conoscere al grande pubblico; fu sempre lei a convincere Brassens, che si vedeva soltanto nei panni del compositore, ad interpretare lui stesso le sue canzoni. Fu l'inizio del successo.[5]

Gli anni del successo

Brassens cominciò ad esibirsi in numerosi locali parigini e a raccogliere un certo successo presso il pubblico e i critici, malgrado alcuni suoi testi suscitino scalpore e scandalo. La consacrazione arrivò quando Patachou presentò a Brassens Jacques Canetti, direttore artistico della casa discografica Polydor e proprietario del cabaret Les Trois Baudets; grazie all'impegno di Canetti, Brassens poté, dopo una tournée estiva, registrare il suo primo album, La mauvaise réputation, che ottenne un grande successo.[5]

Nel 1953, il 16 ottobre Brassens debuttò al prestigioso music-hall parigino dell'Olympia; proponeva, oltre ai suoi testi, brani ripresi da poeti celebri come François Villon (Ballade des dames du temps jadis), Victor Hugo (Gastibelza), Paul Fort (Le petit cheval); il 1953 fu anche l'anno di pubblicazione del romanzo La tour des miracles. Nel 1954, oltre a ricevere il Gran Premio del Disco dell'Accademia Charles Cros, pubblica il suo secondo album, Les amoureux des bancs publics, a cui fece seguito, l'anno seguente, Chanson pour l'Auvergnat.[5]

Negli anni successivi, spinto da Jacques Canetti, fu più volte in tournée in Europa e in Africa del Nord; si dedicò a recital e, anche se per una volta soltanto, al cinema: nel 1956, interpretò un ruolo quasi autobiografico nel film Porte des Lilas di René Clair. Con i primi guadagni ottenuti, Brassens comprò la casa dell'Impasse Florimont, dove viveva con Jeanne e Marcel. Nel 1957, assieme a Pierre Onteniente, Brassens creò le Editions Musicales 57 e pubblicò Je me suis fait tout petit, mentre continuava a dividersi tra l'Olympia, l'Alhambra e Bobino.[5]

Sin dalla fine della guerra, Brassens aveva sofferto di coliche nefritiche e di calcoli renali che gli impedirono, talvolta, di portare a termine i suoi spettacoli; pur rallentato dalle sue condizioni di salute, Brassens non mancò mai all'appuntamento e continuò a pubblicare dischi a cadenza regolare: del 1958 è Le Pornographe, mentre Le Mécréant e Les trompettes de la renommée uscirono rispettivamente nel 1960 e nel 1961. Nel 1964, Brassens fece nuovamente capolino al cinema: la sua canzone Les copains d'abord (pubblicata lo stesso anno nell'album omonimo) rientra nella colonna sonora del film Les Copains di Yves Robert.[5]

Nel 1966, oltre a lasciare definitivamente l'abitazione condivisa con Jeanne e Marcel per stabilirsi poco lontano, nel XV arrondissement, Brassens pubblicò l'album Supplique pour être enterré à la plage de Sète; la canzone che dà il titolo al disco diverrà il suo testamento messo in musica. Nel 1967 ricevette il Premio di poesia dell'Académie française. Ormai era famoso, senza problemi economici; dichiara: «Ora ho sei case, due macchine, quattro letti, cinque gabinetti... e un culo soltanto».[2]

Il ribelle anticonformista

(FR)

« C'était l'oncle Martin, c'était l'oncle Gaston / L'un aimait les Tommies, l'autre aimait les Teutons
Chacun, pour ses amis, tous les deux ils sont morts / Moi, qui n'aimais personne, eh bien! je vis encor. »

(IT)

« C'era lo zio Martino e c'era lo zio Gastone / a uno piacevano i Tommies, all'altro piacevano i Crucchi
Ognuno per i suoi amici, sono morti tutt'e due. / Io, invece, che non prediligevo nessuno, sono ancora vivo. »

(Les deux oncles)

L'anno seguente, all'epoca degli avvenimenti politico-sociali del '68, Brassens venne colpito da nuovi problemi renali: si trovava in un letto d'ospedale, dopo un'operazione di asportazione di calcoli, ma, ciononostante, appoggiò, anche se non direttamente, la causa dei rivoluzionari. Poco prima della sua morte, qualcuno gli chiese che cosa facesse durante le giornate del maggio '68, perché non si fosse schierato pubblicamente; la sua risposta ("Soffrivo di coliche nefritiche") venne interpretata come un'irriverenza tra le tante, ma rispecchiava la realtà; Brassens, senza che nessuno lo sapesse, affrontava la sua malattia in silenzio.[5][9]

Accusato di qualunquismo, disimpegno e addirittura "revisionismo storico" (già era stato nel mirino per il pezzo La tondue[10]), per la sua canzone antimilitarista e dal tono anarco-individualista Les deux oncles - che parla di due immaginari zii del narratore, uno simpatizzante degli statunitensi, l'altro dei tedeschi, ed entrambi morti nella seconda guerra mondiale, mentre il protagonista invece non si schiera e sopravvive (ma nella canzone ci sono anche critiche e sarcasmi contro il militarismo del filo-nazista Philippe Pétain) - risponde con l'ironica Mourir por des ideés ("Morire per delle idee")[11], in cui conferma uno scomodo anarchismo "duro e puro", che non intende schierarsi a priori con una parte politica militante, né aderire a concetti astratti ("moriamo per delle idee, va bene, ma di morte lenta", intendendo "di vecchiaia" o dopo "parecchi anni", perché le idee presto diventano "fuori moda", è la conclusione emblematica del ritornello).[2]

Nello stesso anno, il 24 ottobre, l'amica Jeanne morì, all'età di settantasette anni. Nel gennaio del 1969, su iniziativa della rivista Rock et Folk e della radio RTL, Brassens partecipò ad un'intervista che divenne un evento storico, in compagnia di Léo Ferré e Jacques Brel, altri due pilastri della canzone d'autore francese; nello stesso anno, oltre a continuare le esibizioni a Bobino, Brassens pubblicò La Religieuse, il suo decimo disco. Negli ultimi anni, i problemi di salute l'avevano fatto invecchiare prematuramente: dopo aver acquistato una casa a Lézardrieux, in Bretagna (regione che amava al punto da studiare la lingua bretone), nel 1973 disse addio alle scene, con un'ultima tournée in Francia e in Belgio e pubblicando il suo penultimo disco, Fernande.[5]

Due anni dopo, nel 1975, Brassens ricevette il Gran premio della città di Parigi; nel 1977, in seguito all'uscita del suo ultimo lavoro, Don Juan, salì un'ultima volta sul palco di Bobino; fu il suo ultimo concerto. Nel 1979 Brassens accettò la proposta del musicista Moustache, suo vecchio amico, di partecipare alla registrazione di un album in cui i suoi titoli più celebri venivano ripresi in versione jazz. Alla fine dell'anno ricevette il Gran Premio del disco dalle mani del sindaco di Parigi, Jacques Chirac.[5]

(FR)

« Déférence gardée envers Paul Valéry, / Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris,
Le bon maître me le pardonne, / Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens,
Mon cimetière soit plus marin que le sien, / Et n'en déplaise aux autochtones. »

(IT)

« Resi i dovuti onori a Paul Valéry, / io, umile menestrello, rincaro la dose,
il buon maestro me lo perdoni. / Ma almeno, se i suoi versi valgono più dei miei,
che il mio cimitero sia più marino del suo, / e non me ne vogliano gli autoctoni. »

(Supplique pour être enterré à la plage de Sète/Supplica per essere sepolto nella spiaggia di Sète)

Affetto da un cancro intestinale, nel novembre del 1980, Brassens si sottopose all'ennesima operazione.[5] Dopo aver passato l'estate del 1981 nella sua casa in Bretagna, progettando di ritornare a esibirsi al Bobino alla fine dell'anno, trovò ricovero presso il suo amico e medico Maurice Bousquet, a Saint-Gély-du-Fesc, vicino a Montpellier. È lì che, alle 23.15 del 29 ottobre 1981, Georges Brassens si spense all'età di sessant'anni.

Tutta la Francia (compreso il presidente Mitterrand), a dispetto dei funerali modesti e della sua riservatezza, gli rese pubblici omaggi, dichiarandolo "poeta" e accostandolo alla corrente letteraria dell'esistenzialismo[12], anche se lui preferiva essere chiamato semplicemente "cantautore" o "artigiano di canzoni"[5][13]:

« La poesia e la canzone sono la stessa cosa, ma non si può cantare carmi troppo alati; la canzone è per tutti: una poesia alla portata di tutte le borse. »
(Georges Brassens[13])

Fu inumato a Sète, nel cimitero Le Py, soprannominato il cimitero dei poveri, per distinguerlo dal cimitero marino della cittadina, in cui giace il poeta Paul Valéry, e che sovrasta il paese.[5]

« Qui giace una foglia morta / Qui finisce il Testamento / È scritto sopra la mia porta / Chiuso per sepoltura / Abbandono la vita senza rancore / Non avrò più il mal di denti / Eccomi nella fossa comune / La fossa comune del tempo. »
(Il Testamento)

In questo modo, la sua volontà, espressa nella canzone-testamento Supplique pour être enterré à la plage de Sète, di essere sepolto nella spiaggia del suo villaggio natale fu quasi rispettata, in quanto il cimitero basso è ancora più vicino al mare di quello denominato "marino".[5] Nel 1984, venne dedicato all'artista il nome di un asteroide.

Aneddoti e curiosità

  • Contrariamente ad un'idea diffusa, il suo strumento di composizione preferito era il piano, benché dal vivo suonasse la chitarra.[5]
  • Corne d'aurochs ("corno d'uro"), titolo di una canzone, fu realmente il soprannome di uno dei suoi amici.
  • Georges Moustaki compose in onore suo e della sua cerchia di amici la canzone Les amis de Georges.
  • Jean Ferrat compone una canzone in suo onore: À Brassens (1964).
  • Il giovane Fabrizio De André rimase colpito dai dischi di Brassens che il padre Giuseppe gli portò dalla Francia al punto da cambiare drasticamente il suo stile e traducendo in seguito vari brani in italiano di colui che poi chiamerà "il mio Maestro".
  • Dal primo lavoro di Brassens, La Mauvaise Réputation, prende il nome la band italiana laMalareputazione.
  • Il parco costruito nella città di Parigi, ubicato nei pressi del vecchio mattatoio, è stato battezzato Parc Georges Brassens. Il cantante visse buona parte della sua vita parigina a qualche centinaio di metri da lì, in un arrondissement lontano da quelli centrali, ancora denso di un'umanità reale.
  • Durante tutta la sua carriera, Brassens riprese, mise in musica ed interpretò delle poesie di Francois Villon, Paul Verlaine, Louis Aragon, Antoine Pol, Paul Fort, Victor Hugo, Jean Richepin, Francis Jammes e altri.
  • Nel 2009 il "Festival di poesia civile" di Vercelli istituisce il "Premio Georges Brassens".
  • Una fermata della Linea 3 del Tram di Parigi è dedicata al cantautore francese.
  • 6587 Brassens è un asteroide scoperto nel 1984, così chiamato in onore del poeta e cantautore francese.

Discografia parziale

Album

  • 1952 - La Mauvaise Réputation
  • 1954 - Les Amoureux des bancs publics noto anche come Le vent
  • 1955 - Chanson pour l'Auvergnat noto anche come Les Sabots d'Hélène
  • 1956 - Je me suis fait tout petit
  • 1957 - Oncle Archibald
  • 1958 - Le Pornographe
  • 1960 - Le Mécréant noto anche come Les Funérailles d'antan
  • 1961 - Le temps ne fait rien à l'affaire
  • 1962 - Les Trompettes de la renommée
  • 1964 - Les Copains d'abord
  • 1966 - Supplique pour être enterré à la plage de Sète
  • 1969 - La Religieuse noto anche come Misogynie à part
  • 1972 - Fernande
  • 1976 - Trompe-la-mort noto anche come Don Juan
  • Georges Brassens chante les chansons de sa jeunesse
  • 20 ans d'Emissions à Europe1 (extraits d'intervues et chansons)
  • Dernières chansons de Brassens par Jean Bertola

Raccolte

EP

Singoli

Traduzioni e adattamenti

Le canzoni di Brassens sono state interpretate da numerosi cantanti francesi e, nonostante la difficoltà di rendere la lingua utilizzata da Brassens, sono state tradotte in varie lingue. In Italia, Nanni Svampa ha tradotto molte canzoni di Brassens sia in dialetto milanese sia in italiano. Anche Gipo Farassino ne reinterpretò alcune in piemontese.

Ha dedicato quattro album interamente a Brassens: "Nanni Svampa canta Brassens" (1964, 1971), "Cantabrassens" in Cabaret italiano (1977), "W Brassens" (1999), "Donne, gorilla, fantasmi e lillà - Omaggio italiano a George Brassens" (2004).

Moltissimi cantautori si sono ispirati a Brassens: in Italia, Fabrizio De André lo considerava un maestro, tanto che alcune delle sue più famose canzoni (Il gorilla, Morire per delle idee, Le passanti, Delitto di paese, Marcia nuziale, Nell'acqua della chiara fontana, La morte) non sono altro che delle traduzioni e degli adattamenti delle canzoni di Brassens; lo stesso cantautore francese, che conosceva un po' di italiano grazie anche alle origini materne, ebbe occasione di vedere le traduzioni delle sue canzoni e le giudicò eccellenti, assieme a quelle di Nanni Svampa, che però a quel tempo traduceva i suoi testi prevalentemente in dialetto milanese.

Tuttavia De André e Brassens non si conobbero mai di persona: il cantautore genovese era al corrente del difficile carattere di Brassens e temeva di andare incontro ad una delusione incontrando quello che per tanti anni era stato il suo modello assoluto. Altri cantautori italiani che hanno tradotto diverse canzoni di Georges Brassens sono Beppe Chierici, che, come Svampa, al repertorio dello chansonnier dedicò interi album e spettacoli, e Gianni Stefani, che le ha tradotte in veneto alto-vicentino. Inoltre un cantautore spagnolo, Paco Ibáñez, tradusse in lingua castigliana molte delle sue canzoni, alcune delle quali vennero interpretate dallo stesso Brassens, come per esempio "La mala reputación". Altri brani di Brassens sono stati tradotti e cantati in italiano da Paolo Capodacqua.

Più artisti hanno rieseguito le canzoni di Brassens in un album intitolato Les oiseaux de passage (come il titolo di una sua canzone). A quest'album hanno partecipato artisti come Bénabar, Yann Tiersen, Tarmac.

Il cabarettista Alberto Patrucco, noto al grande pubblico per la partecipazione a Zelig e Colorado Cafè, ha tradotto ed interpretato le canzoni di Brassens in due album interamente dedicati all'autore: "Chi non la pensa come noi" (2008) e "Segni (e) particolari" (2014), quest'ultimo insieme ad Andrea Mirò e con la partecipazione di Ale e Franz, Eugenio Finardi, Ricky Gianco, Enzo Iacchetti, Enrico Ruggeri.

Le canzoni tradotte in Italia

Qui di seguito sono riportati i titoli di alcune sue canzoni, con a fianco i corrispondenti titoli delle traduzioni e relativi autori e interpreti.

Titolo originale Titolo della traduzione (autori e/o interpreti)
Brave Margot Brava Margot (Beppe Chierici)
Ghita (Giorgio Ferigo)
La Rita de l'Ortiga (Nanni Svampa)
Chanson pour l'auvergnat Canzone per gente anonima (Beppe Chierici)
Canzon per el rotamatt (Nanni Svampa)
Dans l'eau de la claire fontaine Nell'acqua della chiara fontana (Fabrizio De André)
Nell'acqua di una chiara fontana (Beppe Chierici)
Fernande Palmira (Beppe Chierici)
Quand pensi a la Cesira (Nanni Svampa)
Hécatombe Ecatombe (Beppe Chierici)
Al mercà de Porta Romana (Nanni Svampa)
Il suffit de passer le pont Quando passo il ponte con te (Daniele Pace
Gigliola Cinquetti)
Je suis un voyou Mi sont on malnatt (Nanni Svampa)
J'ai rendez-vous avec vous Appuntamento con te (Beppe Chierici)
Doman te porti a ballà (Nanni Svampa)
L'assassinat Delitto di paese (Fabrizio De André)
I assassit (Nanni Svampa)
La complainte des filles de joie Canzone per le ragazze di vita (Beppe Chierici)
Donne di piacere (Nanni Svampa)
La femme d'Hector La moglie di Totò (Beppe Chierici)
La fille à cent sous La ragazza da cinque lire (Beppe Chierici)
La donna de cent cinquanta franc (Nanni Svampa)
La légende de la nonne (testo di Victor Hugo) La leggenda della suora (Giuseppe Setaro)
La marche nuptiale Marcia nuziale (Fabrizio De André, Gino Paoli)
El sposalizzi (Nanni Svampa)
La marine (testo di Paul Fort) Amori marinai (Alessio Lega)
La mauvaise herbe L'erba matta (Nanni Svampa)
La mauvaise réputation La cattiva reputazione (Beppe Chierici)
El disgrazià (Nanni Svampa)
Jerbata (Giorgio Ferigo)
La non-demande en mariage La non domanda di matrimonio (Beppe Chierici)
La non domanda di matrimonio (Nanni Svampa)
La prière (testo di Francis Jammes) Madonna varda giò (Nanni Svampa)
La rose, la bouteille et la poignée de mains La rosa, la bottiglia e la stretta di mano (Beppe Chierici)
La traîtresse La mia ganza (Nanni Svampa)
Le gorille Il gorilla (Fabrizio De André)
El gorilla (Nanni Svampa)
Ocjo al gorila (Giorgio Ferigo)

U sciavuórte (Adriano Cozza)

Le mauvais sujet repenti Il cattivo soggetto pentito (Beppe Chierici)
El rochetè (Nanni Svampa)
Le mécréant Il miscredente (Nanni Svampa)
Ël miscredent (Fausto Amodei)
Ël miscredent (Gipo Farassino)
Le nombril des femmes d'agents L'ombelico della moglie di un agente (Beppe Chierici)
El bamborin de la miée d'on ghisa (Nanni Svampa)
Le parapluie Il parapioggia (Beppe Chierici)
L'ombrella (Nanni Svampa)
Le Père Noël et la petite fille La Leggenda di Natale (ispiratosi da questa canzone Fabrizio De André)
Le temps ne fait rien à l'affaire Chi è stronzo, resta così (Beppe Chierici)
Se l'è on cojon, l'è on cojon (Nanni Svampa)
Se ti t-ses cojon, ses cojon (Gipo Farassino)
Le testament Testamento (Beppe Chierici)
El testament (Nanni Svampa)
Le verger du roi Louis (testo di Théodore de Banville) La morte (Fabrizio De André, con nuovo testo scritto da lui, estraneo all'originale)
Le vin Il vino (Giuseppe Setaro)
Les amoureux des bancs publics I panchett (Nanni Svampa)
Les copains d'abord Gli amici miei (Beppe Chierici)
I compagni miei (Giuseppe Setaro)
Les lilas I lillà (Beppe Chierici)
Les passantes (testo di Antoine Pol) Le passanti (Fabrizio De André)
Les sabots d'Hélène Gli zoccoli di Lena (Beppe Chierici)
Les trompettes de la Rennomée Le trombe della celebrità (Beppe Chierici)
Tromboni de la pubblicità (Nanni Svampa)
Trompëtte dla selebrità (Gipo Farassino)
L'épave Il relitto (Beppe Chierici)
L'orage L'uragano (Beppe Chierici)
El temporal (Nanni Svampa)
La Fessée Lo Sculaccione (Fausto Amodei)
Marinette Marinetta (Beppe Chierici, Claudio Baglioni)
La Ginetta (Nanni Svampa)
Mourir pour des idées Morir per delle idee (Fabrizio De André)
Oncle Archibald Zio Arcibaldo (Beppe Chierici)
Zio Arcibaldo (Giuseppe Setaro)
Barba Miclin (Fausto Amodei)
Pauvre Martin Tristo Martino (Beppe Chierici)
Poer Martin (Nanni Svampa)
Tonton Nestor Barba Lenart (Giorgio Ferigo)
Une jolie fleur Un bel fiore (Beppe Chierici)
L'era on bell fior (Nanni Svampa)

Premi

Brassens non ricercò mai riconoscimenti ufficiali e non si considerò mai un poeta, ottenne però alcuni importanti premi:

  • Il premio conferito dall'Académie Charles Cros per il suo primo album;
  • Il grande premio di poesia conferito dall'Académie française nel 1967;
  • Il Premio Tenco nel 1976.

Filmografia

  • Il quartiere dei lillà ("Porte des Lilas"), regia di René Clair (1957)

Note

  1. ^ Georges Brassens Biographie Universal Musical
  2. ^ a b c «Brassens, Georges», in: Enzo Gentile, Alberto Tronti, Dizionario del Pop-Rock 2014, Zanichelli
  3. ^ Registri dello stato civile del comune di Marsico Nuovo, ove il 14 aprile 1891 venne trascritto l'atto di nascita della Dagrosa
  4. ^ Jean-Claude Barreau, Tous les Dieux ne sont pas égaux, JC Lattès, 2001; capitolo I Le vécu de l'homme', «Sur le marché des religions»
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x Georges Brassens, Encyclopedie Larousse
  6. ^ Hécatombe - Antiwarsongs
  7. ^ Il gorilla - antiwarsongs
  8. ^ La grafia tedesca esatta è Püppchen, anche se sulla tomba è riportata la forma usata da Brassens, con una sola "p"
  9. ^ La strana coppia Mirò-Patrucco canta il Brassens più anarchico
  10. ^ Le canzoni di Brassens e l'allarme revisionismo
  11. ^ Les deux oncles - antiwarsongs
  12. ^ «Esistenzialismo», Dizionario di storia moderna e contemporanea
  13. ^ a b Nanni Svampa, W Brassens, Lampi di stampa, 2006, pag. 35-36

Bibliografia

In italiano

  • Nanni Svampa canta Brassens testi di Georges Brassens e Nanni Svampa, Verona: Anteditore, 1975
  • Nanni Svampa, Canzoni e risate: ovvero Fare l'amore con un'ostetrica è un po' come leccare un gelataio, Lato side, 1979
  • Antonello Lotronto - Georges Brassens attraverso le sue canzoni - Ripostes Editore, Salerno - 1985.
  • Nanni Svampa, Mario Mascioli, Brassens, con una interessante introduzione che riporta l'intervista rilasciata da Brassens al suo "fan", amico, giornalista e sacerdote cattolico André Sève. Franco Muzzio Editore, 1991
  • Maurizio Cucchi (a cura di), Georges Brassens Poesie e canzoni. Testo originale a fronte, Guanda, 1994
  • Mirella Conenna, Georges Brassens: lingua, poesia, interpretazioni, Schena, 1998
  • Nanni Svampa, Scherzi della memoria, Ponte alle Grazie, 2002
  • Riccardo Bertoncelli, Belin, sei sicuro?: storia e canzoni di Fabrizio De André (sul legame ideale fra Brassens e De André) Giunti Editore, 2003
  • Nanni Svampa, W Brassens. I testi delle canzoni in milanese e in italiano, Lampi di Stampa, 2006
  • Gianfranco Brevetto (a cura di) Georges Brassens - Una Cattiva Reputazione, una serie di contributi da parte di esperti italiani ed europei ed alcune interviste tra cui quelle a Gino Paoli e Nanni Svampa, Aracne 2007
  • Georges Brassens - Le strade che non portano a Roma - Coniglio Editore, Roma 2009
  • Daniela Soave Vighesso, Salvo Lo Galbo - G. Brassens, 5h, 40' (Riflessioni e appunti tra un treno, un pullman e una quenelle di quinoa) - Medea, 2012
  • Brassens in italiano 110 canzoni tradotte da Giuseppe Setaro con accordi Sestante edizioni, 2012
  • Margherita Zorzi, Georges Brassens, il maestro irriverente, Zona 2012
  • Gianmarco Giuliana Una passeggiata con Brassens: 35 Traduzioni irriverenti, Google Books, 2012

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