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Musicista

Niccolò Paganini

nato il 27.10.1782 a Genova, Liguria, Italia

morto il 27.5.1840 a Nizza, Provence-Alpes-Côte d'Azur, Francia

Niccolò Paganini

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Niccolò Paganini (Genova, 27 ottobre 1782 – Nizza, 27 maggio 1840) è stato un violinista, compositore e chitarrista italiano, fra i più importanti esponenti della musica romantica.

Continuatore della scuola violinistica italiana di Pietro Locatelli, Gaetano Pugnani e Giovanni Battista Viotti, è considerato uno fra i maggiori violinisti dell'Ottocento, sia per la padronanza dello strumento, sia per le innovazioni apportate in particolare allo staccato e al pizzicato.

La sua attività di compositore fu legata a quella di esecutore.

Biografia

Nacque a Genova il 27 ottobre del 1782 da una modesta famiglia originaria di Carro (nell'odierna provincia della Spezia). Il padre Antonio faceva imballaggi al porto ed era appassionato di musica; con la madre Teresa abitavano in Vico Fosse del Colle, al Passo della Gatta Mora, un carruggio di Genova nella zona di via del Colle.

Fin dalla più giovane età Niccolò apprese dal padre le prime nozioni di musica sul mandolino e, in seguito, fu indirizzato, sempre dal padre, allo studio del violino. Non a torto Paganini è considerato un autodidatta, in quanto i suoi due maestri furono di scarso valore e non ricevette che una trentina di lezioni di composizione da Gaspare Ghiretti. Malgrado ciò, all'età di 12 anni, già si faceva ascoltare nelle chiese di Genova e diede un concerto nel 1795 al teatro di Sant'Agostino, eseguendo delle sue variazioni per chitarra e violino sull'aria piemontese "La Carmagnola", andate perdute. Il padre lo condusse a Parma nel 1796, all'età di 14 anni. Qui Niccolò si ammalò di polmonite e venne curato con il salasso, che lo indebolì e lo costrinse a un periodo di riposo nella casa paterna a Romairone, in val Polcevera, vicino a San Quirico dove studiò anche fino a 10-12 ore al giorno su un violino costruito dal Guarneri, regalatogli da un ammiratore di Parma. Paganini imitava i suoni naturali, il canto degli uccelli, i versi degli animali, i timbri degli strumenti, come il flauto, la tromba e il corno. In seguito diede dei concerti nell'Italia Settentrionale e in Toscana. Raggiunta una portentosa abilità, andò di nuovo in Toscana, dove ottenne le più calorose accoglienze.

Nel 1801, all'età di 19 anni, interruppe la propria attività di concertista e si dedicò per qualche tempo all'agricoltura e allo studio della chitarra.

In breve tempo diventò virtuoso anche di chitarra e scrisse molte sonate, variazioni e concerti non pubblicati; insoddisfatto, si mise a scrivere sonate per violino e chitarra, trii e quartetti in unione agli strumenti ad arco.

Paganini scriveva per chitarra a sei corde, che in quel periodo soppiantò quella "spagnola" a cinque cori (quattro corde doppie e una singola nella parte alta detta cantino), e questo spiega il suo estro negli scoppiettanti pizzicati sul violino.

Alla fine del 1804, all'età di 22 anni, riapparve a Genova, ma tornò a Lucca l'anno successivo, dove accettò il posto di primo violino solista alla corte della principessa di Lucca e Piombino Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone I.

Il 27 dicembre 1808 diresse i musicisti durante la tenuta del Grande Oriente d'Italia per l'affiliazione e l'amicizia col Grande Oriente di Francia, eseguendo un proprio inno massonico composto su parole del fratello Vincenzo Lancetti, scrittore (Cremona 1767 - Milano 1851), e nei verbali della tenuta la sua qualità di massone risulta esplicitamente[1].

Quando Elisa Baciocchi, nominata granduchessa di Toscana, si trasferì a Firenze nel 1809, Paganini la seguì, ma per un banale incidente se ne allontanò e non volle più tornarvi, malgrado i numerosi inviti.

A Torino fu invitato a suonare nel castello di Stupinigi da un'altra delle sorelle dell'imperatore francese, Paolina Borghese.

Nella sua vita, Paganini percorse l'Italia tre volte, facendosi applaudire in numerose città. La prima di queste città fu Milano nel 1813, a 31 anni, il 29 ottobre, al teatro Carcano. I critici lo acclamarono primo violinista al mondo. Qui nel giro di diversi anni diede 37 concerti, in parte alla Scala e in parte al Carcano.

Nel marzo 1816 trionfò nella sfida lanciatagli da Charles Philippe Lafont e due anni dopo ripeté il trionfo in un confronto con Karol Lipiński. Strinse amicizia con Gioachino Rossini e con Louis Spohr. Nel 1817, a 35 anni, suonò a Roma, suscitando una tale impressione che il Metternich lo invitò a Vienna. Ma, già allora, le precarie condizioni di salute gli impedirono di realizzare quel progetto.
Invece andò al Sud, a Palermo, dove il 23 luglio 1825 vide la luce Achille (1825-1895), il figlio avuto con una "mediocre cantante e per giunta nevrotica"[2], Antonia Bianchi (Como, 1800 - 1874). Paganini convisse con la Bianchi dal 1824 al 1828 prima che lei venisse sposata dal milanese Carlo Felice Brunati. Pur non ufficializzando mai il legame con la madre di suo figlio, Paganini tuttavia si dimostrò affettuoso verso questo bimbo illegittimo, tanto che per averlo con sé dovette sborsare 2.000 scudi alla madre[3] e poi farselo riconoscere manipolando le sue conoscenze altolocate.

Nel 1828 finalmente andò a Vienna, dove le lodi ai suoi concerti furono unanimi. L'imperatore Francesco II lo nominò suo virtuoso di camera.
Dopo aver dato 20 concerti a Vienna, si recò a Praga, dove sorsero aspre discussioni sul suo valore.

Compose anche dal 1817 al 1830 sei concerti per violino e orchestra (famosissimo il finale del secondo, detto La campanella); ritornato a Genova nel 1832 iniziò la composizione dei famosi Capricci per violino e, nel 1834, una sonata per la grande viola, variazioni su temi di Süssmayr e Gioachino Rossini, serenate, notturni, tarantelle. La gran viola in questione è uno speciale strumento a cinque corde, andato perduto, che Paganini aveva fatto produrre a Francesco Borghi, liutaio di Forlì, e che divenne nota anche col nome di "controviola Paganini".

Tra il 1832 e il 1833 si alterna tra Parigi e l'Inghilterra e conosce la giovane Charlotte Watson, figlia del suo accompagnatore al pianoforte, e se ne innamora. A Boulogne fissa un incontro con lei ma vi trova il padre e scoppia uno scandalo. Nel 1833 acquista nei pressi di Parma la grande Villa Gaione, con l'intenzione di trascorrervi i periodi di riposo tra una tournée e l'altra.[4]

La malattia

Il 1834 segna l'inizio dei sintomi più eclatanti di una malattia polmonare all'epoca non diagnosticata, segnata da accessi di tosse incoercibile, che duravano anche un'ora, che gli impedivano di dare concerti e che lo spossavano in maniera debilitante, per la quale furono interpellati almeno venti fra i medici più famosi d'Europa, ma che nessuno riuscì a curare minimamente. Il dottor Sito Borda, pensionato dell'Ateneo di Pavia, finalmente pose la diagnosi di tubercolosi e lo curò con un rimedio dell'epoca, il latte di asina. Solo in seguito propose medicamenti mercuriali e sedativi della tosse, tipici dell'epoca, con poco risultato e grossi effetti collaterali. I disturbi alla gola si presentarono molto tempo prima che insorgesse la laringite vera e propria e la necrosi dell'osso mascellare[5]. Comunque la reazione di Paganini alla malattia fu molto dignitosa e composta; malgrado non avesse una grande opinione dei medici, che non erano riusciti a curarlo, si rivolgeva sempre con fiducia a qualcun altro, sperando di trovare un medico che potesse aiutarlo. Nonostante la difficoltà in cui si trovava, non si abbandonò mai alla disperazione e bisogna riconoscere che in questi estremi frangenti dimostrò una grande forza d'animo. Al tempo gli diagnosticarono una laringite tubercolare; dagli sforzi della tosse non poteva più parlare e diventò completamente afono. Gli faceva da interprete il figlioletto Achille di 15 anni, che si era abituato a leggergli le parole sulle labbra e quando anche questo non fu più possibile, si mise a scrivere dei bigliettini, che sono stati conservati e sottoposti a esame grafologico. Morì a Nizza in casa del presidente del Senato. Achille, diventato adulto, cercherà di dare continuità all'opera del padre, continuando a riordinare e a pubblicare le sue opere, autenticandone la firma. In seguito i nipoti, che non avevano conosciuto il nonno Niccolò, venuti in possesso dell'intera opera paganiniana, decideranno di venderla allo Stato e, solo dopo un rifiuto, metteranno l'opera all'asta.

Morte e sepoltura

Paganini morì il 27 maggio 1840 a Nizza in casa del presidente del Senato. Il vescovo di Nizza ne vietò la sepoltura in terra consacrata. Il suo corpo fu quindi imbalsamato con il metodo Gannal e conservato nella cantina della casa dov'era morto. Dopo vari spostamenti, nel 1853 fu sepolto nel cimitero di Gaione e successivamente nel cimitero della Villetta di Parma.

La Tecnica

Niccolò Paganini è stato il più grande violinista dell’Ottocento. Era dotato di una tecnica straordinaria e le sue composizioni erano considerate ineseguibili da un altro violinista. Era velocissimo, compiva salti melodici di diverse ottave, eseguiva lunghi passi con accordi che coprivano tutte e quattro le corde, alternava velocemente note eseguite con l’arco e note pizzicate alla mano sinistra. Eseguiva anche misteriosi e spettrali armonici artificiali. Ogni tecnica era portata all'eccesso e le sue violente esecuzioni finivano quasi sempre con la volontaria e progressiva rottura delle corde e la conclusione del concerto sull'unica corda superstite, quella di sol.[6]

Oltre che questa forte componente virtuosistica, a determinare il suo successo era anche il forte alone di mistero che circondava la sua figura. Si diceva, per esempio, che avesse ucciso un rivale in amore e in prigione gli era stato concesso di suonare il violino. Naturalmente, con il passare del tempo, perse tutte le corde, tranne quella di sol, e fu costretto a suonare solo su quella corda. Da questo aneddoto si faceva derivare la sua particolare bravura sulla corda di sol. Un aneddoto ben più fantasioso e inquietante è quello che diceva di come Paganini ricavasse le corde del suo violino dalle viscere delle sue vittime.[6]

Il patto col Diavolo

La figura di Paganini era collegata a Satana: si diceva che avesse stipulato un patto con il diavolo per poter suonare in quel modo. In generale il violino stesso era considerato lo strumento del diavolo. Questa associazione con il diavolo era aiutata dalla sua immagine: era scarno, a causa della sifilide, vestiva interamente di nero. Il viso cereo e gli occhi rientrati nelle orbite. Aveva perso tutta la dentatura a causa del mercurio somministrato per curare la sifilide e la bocca gli era così rientrata e naso e mento si erano avvicinati (come i vecchi senza dentiera). Quando Paganini suonava sul palcoscenico doveva davvero sembrare uno scheletro in frack con un violino incastrato sotto la mascella.[6]

I Concerti per violino

I concerti per violino e orchestra presentano una singolarità di concezione, che alla loro epoca fu talvolta scambiata per esibizionismo esagerato. Le serie di accordi di difficile impostazione, i trilli e i salti di registro, sono dovuti anche al fatto che Paganini, per questioni economiche, voleva essere l'unico in grado di suonare la propria musica in modo da essere l'unico a potervici lucrare. Volendo mantenere segrete le partiture, le consegnava al direttore d'orchestra solo qualche ora prima dell'esecuzione. Questi aveva quindi la possibilità di studiarle solo per poco tempo; perciò il compositore doveva limitarsi a un'orchestrazione di facile interpretazione (l'orchestra doveva infatti essere in grado di poter suonare il brano a prima vista). In questo modo, gli assoli di violino risultano maggiormente complicati all'orecchio dell'ascoltatore che nel frattempo si è abituato all'accompagnamento semplificato dell'orchestra. Un esempio di quanto detto lo si trova nel primo e nel secondo concerto per violino e orchestra. In particolare nel secondo, il movimento denominato la Campanella è considerato dalla critica un capolavoro e venne trascritto per pianoforte da Franz Liszt.

"Paganini non ripete"

Questo detto popolare ebbe origine nel febbraio del 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando Carlo Felice, dopo aver assistito a un concerto di Paganini, fece pregare il maestro di ripetere un brano. Paganini, che amava improvvisare molto di quello che suonava e alcune volte si lesionava i polpastrelli, gli fece rispondere «Paganini non ripete». Per questo motivo gli fu tolto il permesso di eseguire un terzo concerto in programma.

In seguito a questo, annullò i concerti che doveva ancora tenere a Vercelli e Alessandria. In due lettere inviate all'amico avvocato Germi scrisse: «La mia costellazione in questo cielo è contraria. Per non aver potuto replicare a richiesta le variazioni della seconda Accademia, il Sig. Governatore ha creduto bene sospendermi la terza…» (il 25 febbraio 1818) e poi «In questo regno, il mio violino spero di non farlo più sentire» (l'11 marzo dello stesso anno). Ma si contraddisse nel 1836 quando tornò a suonare proprio a Torino per ringraziare Carlo Alberto per la concessione di legittimazione del figlio Achille.

Da allora la vulgata «Paganini non ripete» viene usata per motivare il rifiuto di ripetere un gesto o una frase.

Le vicende delle opere di Paganini

Negli anni '70 dell'Ottocento Schubert di Amburgo, Ricordi e Schott pubblicarono alcuni titoli. Il resto giacque inedito a casa di Achille non avendo trovato altri editori.

Poi tutto tacque finché nel 1908 gli eredi di Achille Paganini decisero di vendere allo Stato la collezione dei manoscritti inediti. La commissione governativa incaricata di esaminare i manoscritti diede parere negativo, così non vennero acquistati.

Nel 1910 i manoscritti vennero acquistati all'asta da Leo Olschki che rivendette al collezionista di Colonia Wilhelm Heyer per il suo museo e divennero di fatto inconsultabili. L'asta comprendeva tutti i manoscritti tranne i 3 residui concerti per violino e orchestra dei 5 allora conosciuti.

Alcuni manoscritti facenti o non facenti parte dell'asta furono stampati nei primi decenni del secolo. Nel 1922 la Universal Edition di Vienna diede alle stampe alcuni pezzi per violino e pianoforte. L'editore Zimmermann di Francoforte sul Meno nel 1925 stampò 26 composizioni per chitarra sola. Nel 1926 un'altra asta assegnò i manoscritti a Fritz Reuther, un collezionista di Mannheim. Nel 1935 toccò a Schott e nel 1940 a Ricordi.

Sempre Schott, nel 1952, estraendoli dalla collezione Reuter pubblicò alcuni pezzi per violino e pianoforte. Zimmermann nel 1955 mandò in stampa importanti composizioni cameristiche tratte dalla collezione postuma. Alcune composizioni furono pubblicate in Germania e Spagna nel 1956/57.

Nel 1970 e 1971 la Bèrben di Ancona pubblicò alcuni inediti per violino e per chitarra. Nel 1971 il governo italiano acquistò i 90 manoscritti e dal 1972 l'Istituto Italiano per la Storia della Musica ha, pian, piano, iniziato la pubblicazione degli inediti. Ora si trovano presso la Biblioteca Casanatense di Roma.

il Sesto Concerto,con grande probabilità scritto prima degli altri cinque, nella versione per violino e orchestra fu ritrovato nel 1972 da Edward Neill presso l’antiquario londinese Hermann Baron, e pubblicato in edizione critica l'anno successivo. Negli archivi del Comune di Genova è invece stata reperita nel 2017 la versione per violino e chitarra.

All'inizio degli anni '90 del XX secolo fu ritrovato l'archivio del violinista e compositore Camillo Sivori in cui sono presenti 23 composizioni paganiniane, di alcune delle quali non si sospettava l'esistenza.

Su incarico del comune di Genova le proff. Maria Rosa Moretti e Anna Sorrento nel 1982 stilarono il "Catalogo tematico delle musiche di Niccolò Paganini" da qui la dicitura "M.S." assegnata ufficialmente alle sue opere.

Attualmente il catalogo supera i 130 numeri d'opera.

Premio Paganini

Per promuovere l'attività concertistica dei violinisti debuttanti, dal 1954 si svolge annualmente (dal 2002 solo negli anni pari) a Genova, nel mese di ottobre, presso il Teatro Carlo Felice, il Premio Paganini, giunto nel 2015 alla 54ª edizione.

Il concorso, di notevole difficoltà (al punto che talvolta il primo premio non viene assegnato), si articola in 3 prove (nelle prime due l'ingresso in teatro è libero), nel corso delle quali i concorrenti devono eseguire vari pezzi per violino solo o con accompagnamento di pianoforte e – nella finale – due concerti per violino e orchestra.

Il 12 ottobre all'eventuale vincitore è concesso l'onore di suonare il Cannone, il famoso violino di Paganini, costruito nel 1743 dal liutaio Bartolomeo Giuseppe Guarneri, lasciato dal musicista alla sua città natale onde fosse «perpetuamente conservato». Oggi è conservato a Palazzo Doria-Tursi, Musei di Strada Nuova - Genova.

Curiosità

Nell'ordinamento pre-vigente la legge di Riforma dei Conservatori di Musica n.508/99, era obbligo all'Esame di Diploma presentare 6 Capricci di Paganini a scelta tra i 24 dell'Op.1.

Si ipotizza che Paganini fosse affetto da una sindrome marfanoide, patologia che colpisce il collagene della matrice extracellulare.[7][8] Questo spiegherebbe l'aracnodattilia (dita estremamente lunghe e mobili), che gli permise di arrivare a livelli di esecuzione tecnica insuperati.

Per mostrare le sue doti di violinista, Paganini aveva l'abitudine di incidere le corde dei violini che utilizzava durante i concerti, in modo tale che si rompessero quasi tutte tranne l'ultima. Ciò aveva lo scopo di mostrare la sua versatilità.

Elenco parziale delle sue opere più famose

  • 24 Capricci per violino solo op.1
    • No. 1 in mi maggiore
    • No. 2 in si minore
    • No. 3 in mi minore
    • No. 4 in do minore
    • No. 5 in la minore
    • No. 6 in sol minore
    • No. 7 in la minore
    • No. 8 in mi bemolle maggiore
    • No. 9 in mi maggiore ("La caccia")
    • No. 10 in sol minore
    • No. 11 in do maggiore
    • No. 12 in la bemolle maggiore
    • No. 13 in si maggiore ("La risata")
    • No. 14 in mi bemolle maggiore
    • No. 15 in mi minore
    • No. 16 in sol minore
    • No. 17 in mi bemolle maggiore
    • No. 18 in do maggiore
    • No. 19 in mi bemolle maggiore
    • No. 20 in re maggiore
    • No. 21 in la maggiore
    • No. 22 in fa maggiore
    • No. 23 in mi bemolle maggiore
    • No. 24 in la minore ("Tema e Variazioni")
  • 12 sonate per violino e chitarra (Op.2 e Op.3)
    • Op. 2, No. 1 in la maggiore
    • Op. 2, No. 2 in do maggiore
    • Op. 2, No. 3 in re minore
    • Op. 2, No. 4 in la maggiore
    • Op. 2, No. 5 in re maggiore
    • Op. 2, No. 6 in la minore
    • Op. 3, No. 1 in la maggiore
    • Op. 3, No. 2 in sol maggiore
    • Op. 3, No. 3 in re maggiore
    • Op. 3, No. 4 in la minore
    • Op. 3, No. 5 in la maggiore
    • Op. 3, No. 6 in mi minore
  • 15 Quartetti per Chitarra, Violino, Viola e Violoncello
    • No. 1 in la minore (Op.4 No.1)
    • No. 2 in do maggiore (Op.4 No.2)
    • No. 3 in la maggiore (Op.4 No.3)
    • No. 4 in re maggiore (Op.5 No.1)
    • No. 5 in do maggiore (Op.5 No.2)
    • No. 6 in re minore (Op.5 No.3)
    • No. 7 in mi maggiore
    • No. 8 in la maggiore
    • No. 9 in re maggiore
    • No. 10 in la maggiore
    • No. 11 in si maggiore
    • No. 12 in la minore
    • No. 13 in fa minore
    • No. 14 in la maggiore
    • No. 15 in la minore
  • 3 Quartetti per Archi (2 Violini, Viola e Violoncello)
    • No. 1 in re minore
    • No. 2 in mi bemolle maggiore
    • No. 3 in la minore
  • 6 Concerti
    • Concerto per violino e orchestra n. 1, in re maggiore, Op. 6 (1817)
    • Concerto per violino e orchestra n. 2, in si minore, Op. 7 (1826) (La Campanella)
    • Concerto per violino e orchestra n. 3, in mi maggiore (1830)
    • Concerto per violino e orchestra n. 4, in re minore (1830)
    • Concerto per violino e orchestra n. 5, in la minore (1830) - parti orchestrali ricostruite da Federico Mompellio (pubbl. 1959)
    • Concerto per violino e orchestra n. 6 (n. 0), in mi minore (1815?) - completamemento e orchestrazione a cura di Federico Mompellio e Francesco Fiore (pubbl. 1973)
  • Le Streghe (The Witches Dance), Op. 8, danza delle Streghe, variazioni per orchestra su un tema di Süssmayr (29 ottobre 1813 successo al Teatro alla Scala di Milano)
  • Il carnevale di Venezia (O Mamma mamma cara), Op. 10
  • Moto Perpetuo in sol maggiore, Op. 11, per violino e pianoforte (o orchestra)
  • Non più Mesta, Op. 12
  • I Palpiti, Op. 13, Introduzione e Variazione su un tema di Rossini per Violino e Orchestra (o pianoforte)
  • 60 Variations on Barucaba for violin and guitar, Op. 14 (1835)
  • Cantabile in re maggiore, Op. 17
  • Cantabile & Valse (waltz), Op. 19 (c. 1824)
  • 18 Centone di Sonate, for violin and guitar
  • Grand sonata for violin and guitar, in A major, Op. 39
  • Duetto amoroso, Op. 63 (c. 1807)

Sonate per Violino e orchestra e altri lavori

  • La Primavera, sonata con variazioni
  • Sonata con variazioni (Sonata Militaire)
  • Napoleon Sonata
  • Romanza in la minore
  • Tarantella in la minore
  • Sonata per la Grand Viola in sol minore
  • Sonata in sol per violino solo
  • Sonata Varsavia
  • Sonata Maria Luisa
  • Balletto Campestre, variazioni su un tema comico
  • Polacca con variazioni
  • 43 Ghiribizzi per Chitarra
  • Perpetuela (Sonata Movimento Perpetuo)
  • Larghetto
  • Andante Amoroso
  • Introduzione, tema e variazioni da Paisiello 'La bella molinara' (Nel cor più non mi sento) in sol maggiore, Op. 38
  • Introduzione e variazioni sulla 'Cenerentola' di Rossini (Non più mesta)
  • Introduzione e variazioni sul' Mosè' di Rossini (Dal tuo stellato soglio)
  • Introduzione e variazioni sul 'Tancredi' di Rossini (Di tanti palpiti)
  • Maestosa sonata sentimentale (Variazioni sull'inno nazionale dell'Austria))
  • Sonata con variazioni su un tema di Joseph Weigl
  • Variazioni sull'inno inglese God Save the King, Op. 9

Onorificenze

Cavaliere I cl. S.A.I. Ordine Costantiniano di San Giorgio (Parma)
«3 gennaio 1836»
Cavaliere dello Speron d'oro
— Roma, maggio 1827

Film su Paganini

  • The Magic Bow di Bernard Knowles (1946)
  • Paganini di Dante Guardamagna (1976)
  • Kinski Paganini di Klaus Kinski (1989)
  • Il violinista del diavolo di Bernard Rose (2013)

Note

  1. ^ Giordano Gamberini, Mille volti di massoni, Roma, Ed. Erasmo, 1975, p. 99.
  2. ^ Edward Neill, Nicolò Paganini. «Il cavaliere filarmonico», p. 89.
  3. ^ Edward Neill, Nicolò Paganini. «Il cavaliere filarmonico», p. 176.
  4. ^ Il Luogo, salottorosso.andreacardinale.it. URL consultato il 30 novembre 2016.
  5. ^ Diagnosi della malattia di Paganini Archiviato il 16 maggio 2008 in Internet Archive.
  6. ^ a b c tecnica, su lacasastregata.blogspot.it.
  7. ^ Lassità legamentosa, su it.france-sante.org. URL consultato il 16 marzo 2013.
  8. ^ Stefania Collet, Paganini affetto da malattia rara? La Sindrome di Marfan forse era il suo segreto, su osservatoriomalattierare.it, 7 aprile 2014. URL consultato l'8 dicembre 2015.

Bibliografia

  • Maria Tibaldi Chiesa, Paganini. La vita e l’opera, Milano, Garzanti, 1940
  • Nino Salvaneschi, Un violino 23 donne e il diavolo, Milano, Corbaccio (stampa), 1938; Milano, Dall'Oglio editore, 1942
  • Pietro Berri, Paganini la vita e le opere, Milano, Bompiani, 1982
  • Boris Schwarz, Nicolò Paganini, in Great Masters of the Violin: From Corelli and Vivaldi to Stern, Zukerman and Perlman, London, Robert Hale, 1983, pp. 175-199
  • Pietro Berri-Edward Neill, voce Paganini Niccolò, in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti (diretto da Alberto Basso), Utet, Torino, Le Biografie, Vol. V, 1988, pp. 500-510
  • Edward Neill, Nicolò Paganini il cavaliere filarmonico, Genova, De Ferrari editore, 1990
  • Edward Neill, Paganini. Con la riproduzione integrale dei disegni di L.P.A. Burmeyster (Lyser), Genova, Graphos, 1994
  • Philippe Borer, The Twenty-Four Caprices of Niccolò Paganini. Their significance for the history of violin playing and the music of the Romantic era, Zurich, Stiftung Zentralstelle der Studentenschaft der Universität Zürich, 1997
  • Danilo Prefumo, Niccolò Paganini, Palermo, L'Epos, 2006 - ISBN 883023021
  • Tatiana Berford, Николо Паганини: стилевые истоки творчества [Le fonti stilistiche nell’opera di N. Paganini], San Pietroburgo, Novikova, 2010 [480 pp]
  • Leopoldo Fontanarosa, La tecnica dell'arco di Nicolò Paganini, in «A tutto arco», (rivista ufficiale di ESTA Italia-European String Teachers Association), anno 4, numero 7, 2011, pp. 22–29

Voci correlate

  • 24 Capricci
  • Kinski Paganini

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